PROGRAMMA
4 – 5 Maggio 2024
TAPPA CONCLUSA
RINGRAZIAMO DI CUORE TUTTI/E COLORO CHE HANNO PARTECIPATO AI TANTI EVENTI IN PROGRAMMA
«Sembrava vi fosse dietro le pupille un enorme pozzo, pieno di secoli di ricordi e di lunghe, lente e costanti meditazioni; ma in superficie sfavillava il presente, come sole scintillante sulle foglie esterne di un immenso albero, o sulle creste delle onde di un immenso lago. Non so, ma era come se qualcosa che cresceva nella terra quasi in letargo, o consapevole soltanto della propria presenza tra la punta delle radici e quella delle foglie, tra la profonda terra ed il cielo, si fosse improvvisamente destato e ci stesse considerando con la stessa lenta attenzione che aveva prestato ai propri problemi interiori per anni e anni» — Il Signore degli Anelli, libro III, cap. IV, “Barbalbero”.
In maniera simbolica e metaforica, l’opera di Barbalbero rispecchia la contemporanea ideologia ecologista che difende le specie naturali minacciate di estinzione: così come ne “Le due Torri” il legname degli alberi va protetto dall’industrializzazione degli orchi, determinate aree del nostro pianeta vanno difese dall’eccesso di sofferenza inferto da una globalizzazione sconsiderata. Per questo la Natura, inizialmente prende per gli alberi la decisione di starsene per proprio conto mentre gli uomini si occupano di uccidersi e danneggiarsi a vicenda.
Questo è troppo spesso l’approccio che molti luoghi delle Aree Interne, tra cui Cantiano, hanno riservato alla cura del proprio territorio. Le vite degli “alberi”, delle tradizioni e la sopravvivenza della memoria sono le sole cose che interessano; tutto ciò che è all’esterno, invece, non coinvolge in alcun modo l’autonomia della Natura, sicura di sopravvivere, qualunque sia l’esito; il margine per aprirsi al mondo esterno fino ad ora non non c’è mai stato.
Ma quando “il Pastore” s’imbatte in una parte della Foresta che Saruman (il progresso, l’industria sconsiderata) ha completamente devastato, l’ira che monta nella creatura davanti a quella visione è rapidissima; l’urlo sofferente che lancia è tanto uno sfogo quanto un richiamo agli altri abitanti della Foresta.
Tale inversione è causata da un Male troppo crudele per essere ignorato, in quanto infligge dolore gratuito alla Natura. Dolore che non porta nulla di buono, oltre a profitti sconsiderati nelle mani di pochi. Scatenando gli alberi contro Isengard, Barbalbero è il simbolo della ribellione a questa brutalità.
La marcia degli Ent è l’ultimo atto di una decisione collettiva partita dall’ira di Barbalbero, dettaglio simbolico dell’affetto che Tolkien nutriva verso tutto ciò che è naturale e puro.
Che sul Monte Catria sia giunto il momento di scuotere le proprie radici e marciare con decisione verso il futuro?
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