“Eppure, in quel laccio/filo vi è allo stesso tempo protezione e maledizione, auspicio e presagio, speranza e la fine della stessa. E’ in mano all’uomo la scelta di come usare le mani nell’intreccio e sgroviglio del laccio. Se allento mi porta lontano, se lo tengo saldo mi guida fino alle origini.”

Cosa sono le nostre radici? Un filo che ci tiene legati alle nostre origini, nel senso più profondo che questa parola può avere. Le Isole Eolie custodiscono, da sempre, antiche tradizioni che mostrano il radicato attaccamento degli eoliani alla propria terra e alle proprie storie, una terra in cui si torna sempre quando si ha la sensazione di essersi allontanati troppo e che diventa culla per chi si è trovato inaspettatamente a chiamarla casa.

Per questa edizione del Festival, la tappa Isole Eolie si propone di accompagnare i visitatori alla scoperta del filo che conduce alle origini di questa terra. L’input iniziale cha ha dato avvio alla riflessione sul Filo nasce da una rilettura del poema omerico “Odissea”, nello specifico l’episodio dell’arrivo di Odisseo all’Isola Eolia e della sua ripartenza alla volta di Itaca con i favori di Eolo.

Eolo infatti gli consegna un otre contenente i venti che ululano in tutte le direzione legato da un laccio d’argento. Con il vento Zefiro a favore Odisseo riparte per Itaca con la promessa di non aprire mai l’otre contenente i venti.

Da qui la riflessione sul laccio come filo che ci lega alle diverse direzioni che possiamo intraprendere nella vita. Il filo che ci porta lontano da casa, il filo che ci riporta a casa. Di questo particolare episodio del poema omerico verrà svolta una rappresentazione teatrale, fruibile ai visitatori nei giorni dedicati alla tappa in questione. Il Filo è anche quello con cui sono intrecciate le reti delle donne pescatrici eoliane e che richiama la potenza della figura femminile con quella di un sapere antico da custodire.

Potente è anche il filo “politico” che lega tutte le storie dei confinati politici nelle Isole Eolie durante il regime fascista, che non hanno mai perso il legame con le loro origini e che allo stesso tempo, nella cattiva sorte, hanno fatto di questa terra una nuova casa. Un filo, ancora, potrebbe essere il gambo che lega il frutto del cappero alla pianta e che permette il passaggio di “vita”. Il cappero eoliano è rappresentativo della cultura gastronomica delle isole. Infine, il filo sacro e indissolubile che lega il Patrono San Bartolomeo a Lipari, anche dopo lo spostamento delle sue reliquie fuori dall’Isola.

La devozione degli eoliani a S. Bartolomeo ha da sempre costituito per gli abitanti un legame profondo, sapendo intrecciare storia, religione e tradizioni dell’Isola.