Mission e Valori
La filosofia di IT.A.CÀ
IT.A.CÀ: FESTIVAL DEL TURISMO REPONSABILE
MISSION
IT.A.CÀ migranti e viaggiatori: il festival del turismo responsabile mira a creare relazioni innovative e vincenti tra locals e turisti incoraggiando la comprensione dei principi del turismo responsabile tra viaggiatori, aziende, istituzioni e operatori turistici.
VISION
IT.A.CÀ mira a influenzare positivamente il comportamento del turista concentrandosi su di esso come “cittadino temporaneo”. Il festival immagina un mondo in cui le persone comprendono che le dinamiche economiche, la soddisfazione del turista e la protezione dei patrimoni naturali, sociali e culturali sono indissolubilmente connessi. Un mondo in cui il turismo non condanna, ma piuttosto lascia prosperare i territori locali e le persone che li abitano.
I VALORI DI IT.A.CÀ
Ideato nel 2009 da tre attori della cooperazione internazionale con sede a Bologna – Associazione YODA, COSPE onlus e NEXUS Emilia Romagna – IT.A.CÀ è oggi una rete che coinvolge oltre 700 realtà locali, nazionali e internazionali.
Da oltre dieci anni, attraverso centinaia di eventi sparsi sul territorio nazionale, il Festival invita a riflettere, in chiave critica, sul concetto di viaggio e ospitalità, sulle migrazioni e la cittadinanza globale, sulle disuguaglianze e lo sviluppo. In maniera creativa promuove una nuova etica del turismo volta a sensibilizzare le istituzioni, i viaggiatori, l’industria e gli operatori turistici per uno sviluppo sostenibile e socialmente responsabile del territorio.
Si parte dall’idea che l’esotismo è dietro l’angolo, che per sentirsi turisti responsabili non serve partecipare a lunghi viaggi organizzati: anche il viaggiatore fai-da-te, che non ama gli itinerari prefissati, può interiorizzare i valori del rispetto e del confronto. Viceversa, il turismo è considerato come un qualcosa di quotidiano: esperienza e tensione verso l’altrove, che non si riduce ad un periodo preciso di mobilità, né finisce nel momento in cui raggiungiamo la meta.
Nello specifico, il festival si configura sia come una rete di attori che nell’alveo del turismo responsabile interagiscono in maniera innovativa e creativa, co-progettando contenuti, metodologie di partecipazione e pratiche di comunicazione sinergiche e integrate; sia come una ‘vetrina’ promozionale degli stessi attori e della città, capace così di far emergere gli innumerevoli progetti legati al turismo sostenibile. Il tutto avviene in ottica di condivisione, co-progettazione, dialogo, sperimentazione.
IT.A.CÀ è un codice aperto e inclusivo: le date, i format, i temi, le modalità di coinvolgimento dei diversi attori, i rapporti con gli stakeholder e le istituzioni, il budget. Tutto viene deciso insieme. I territori adottano il festival perché si riconoscono nei valori, perché sentono il bisogno di riappropriarsi del proprio territorio. Di farlo dal basso e nel rispetto del genius loci, rispettando le identità e tradizioni locali, contro la pretesa di una messa in scena del territorio che non riconosca la relazione tra spettat(t)ori.
E lo dimostra il fatto che il festival si è diffuso dal sud al nord Italia, coinvolgendo centinaia di soggetti che danno vita a eventi di carattere divulgativo, scientifico, didattico e sportivo in maniera diffusa su tutto il territorio nazionale. Sono comunità di interesse legate al luogo che decidono di collaborare immaginando e praticando una valorizzazione dei propri territori, con la convinzione di trasformare l’incoming in becoming, di coniugare la sostenibilità del turismo con il benessere dei cittadini.
Per promuovere una relazione autentica con e tra la popolazione locale, e non un indicatore – come l’incoming (ovvero il flusso di turisti in entrata) – che misura in positivo anche le tante esternalità negative di un turismo che rischia di essere deportazione di massa di gruppi organizzati per spendere soldi. Il festival contribuisce a stimolare nuove idee e incentivare nuovi operatori culturali, a offrire esperienze diverse, a creare un pubblico più attento ad un segmento di turismo per nulla considerato, ma che può rendere molto. Diventa una iniziativa di innovazione sociale che si può far rientrare nel nuovo civismo: cittadini attivi che trovano il tempo, l’attenzione e l’energia richiesti per partecipare.
A causa di ciò, questi cittadini virtuosi non sono rappresentativi della maggioranza ma rappresentano un’avanguardia che innesca cambiamenti strategici, e non solo tattici, con buone prassi che possono allargarsi, essere discusse e normate dalle istituzioni e diventare bene comune.
Comunità
Una normalità trasformativa, che per quanto appaia un’isola tenderà poi a mettersi in rete e creare un arcipelago di comunità di luogo, dove tanti soggetti possono collaborare, trovando la propria collocazione, con progetti di vita che possono essere individuali (stili di vita, mobilità, etc.) o collettivi (sviluppo del territorio, cooperative di comunità, associazioni, etc.) e che portano il proprio contributo nella transizione verso la sostenibilità.
Si tratta di una rete di cittadini che non solo promuovono un diverso concetto di sviluppo turistico, non accettando la realtà passivamente, ma mettono in atto progetti collaborativi che producono discontinuità anche su un piano politico e culturale più vasto.
Un grande laboratorio in cui ha luogo una sperimentazione a più voci su come procedere verso uno sviluppo sostenibile. Un esperimento di democrazia partecipativa, o meglio progettuale, dove non solo si discute di cosa fare, ma si fa anche ciò di cui si è discusso.
Ci piace pensare che, come in altri casi di produzione di beni comuni (orti condivisi, mercati a km zero, cohousing, carpooling, mutuo aiuto per la cura, etc.), il progetto messo in atto dagli attori di IT.A.CÀ è una azione del quotidiano che non fa politica, ma si fa politica.
Il viaggio responsabile parte da casa e arriva a casa,
una qualsiasi casa,
una qualsiasi Itaca da raggiungere,
dove più che la meta
conta il percorso e il modo in cui ci si mette in cammino…
BUON VIAGGIO
YODA APS
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