Una fiumana di gente (oltre 65 milioni di individui) si muove in massa attraverso la terra e il mare, un esodo collettivo di proporzioni bibliche paragonabile (nella memoria recente) solo alla diaspora avvenuta dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, che allontana dalle loro radici e culture di origine intere popolazioni in fuga da conflitti, carestie, calamità naturali, povertà e persecuzioni.
Recensione – Il fatto Quotidiano
Parla di frontiere e confini Human Flow,
ma è anche un film che certi confini li supera e li confonde,
quelli tra rigore e preziosità estetica, tra sguardo oggettivo e prima persona,
tra non detto ed esplicitezza:
Ai Weiwei si concede il lusso di tradire le regole del documentario o di come lo si concepisce.