Il risultato della ricerca realizzata da Sergio Smerieri, direttore artistico di GU.PHO e affiancato per l’occasione da Alberto Stefani, sono una ventina di fotografie senza data, alcune senza nome, alle quali si è deciso di dare nuova vita per appagare la curiosità sulle storie nascoste dietro quegli scatti. All’interno della ricca raccolta dell’archivio, la selezione è partita dall’individuazione dei diversi temi e delle macro categorie e non si è concentrata sulla bellezza o sull’estetica, ma piuttosto sul fascino delle fotografie “dimenticate”, “orfane”, senza faldone; sole, con un post-it attaccato, con scritto un “non so”, un “forse”.
Le immagini scelte racchiudono la storia e la vita di persone per lo più scomparse, non “famose”, né popolari ma che, proprio per la loro ingenua rilevanza storica, meritano di essere osservate e, se possibile, ammirate. All’interno della selezione finale, sono state individuate una serie di miniature, una specie di “secondo livello” di lettura, con l’auspicio di accentuare la profondità dello sguardo sul mondo di allora.
Sono fotografie sdrucite, quasi invisibili, come molte persone della società contemporanea, che raccontano il passato comune e la fatica che ha fatto (e sta facendo) l’umanità per evolversi.
Un cammino sempre pieno di lotte, insidie e incidenti che la fotografia, a modo suo, accompagna, a volte aiutando, altre volte complicando, l’interpretazione della storia.
COSA SIGNIFICA “FOTOGRAFIA VERNACOLARE”?
Si tratta di una parola vecchissima. Il vernacolo è la lingua della gente. Vernacolare, quindi, è la fotografia della gente, la fotografia fatta senza scopi artistici, senza ambizioni e senza idea di essere esposta. Tutto nasce da quello che è il rapporto tra la fotografia intima, personale, naif e il mondo esterno, la vita fuori dalle mura di casa: arriva una macchina nuova, c’è la gita scolastica, ci sono le oche nel giardino, ecc…
L’ARCHIVIO
Una trentina di faldoni neri, quattro-cinque scatole, una decina di buste, un CD. Tutti pieni di fotografie. Migliaia di immagini a colori o in bianco e nero che, in dieci metri quadrati, racchiudono la storia fotografica recente di Spilamberto, catalogate secondo gli anni di appartenenza e gli eventi. Questo il tesoro dell’ultima saletta della biblioteca Peppino Impastato, frutto di un meticoloso lavoro delle volontarie dell’Associazione “N.A.S.Co a Spilamberto“. Un lavoro difficile, di pazienza e di ricerca, animato da una preziosa conoscenza della comunità e della storia di Spilamberto. A loro va la gratitudine del curatore della mostra e dell’Amministrazione.
IN PROGRAMMA TUTTI I TRE I GIORNI DELLA TAPPA
Ven 25 – Vernice della mostra | 19:00 > 22:00
Sab 26 | 10:00 > 12:00 / 16:00 > 21:00
Dom 27 | 10:00 > 12:00 / 16:00 > 21:00
VUOI PARTECIPARE ATTIVAMENTE ALLA MOSTRA?
Le fotografie famigliari che si vogliono donare o prestare all’Archivio Comunale, per essere scansionate e restituite, potranno essere consegnate in due punti raccolta:
- biblioteca comunale “Peppino Impastato”
- la sede della mostra (Rocca Rangoni – sala ex formaggiaia) durante i tre giorni del festival
INFO: 339 430 5613 (Sergio) / info@sergiosmerieri.it
Evento libero e gratuito.