Cari viaggiatori e care viaggiatrici, oggi vi portiamo in un affascinante viaggio tra la Sardegna e New York per raccontarvi la storia di Valeria Orani. Con oltre 30 anni di esperienza nell’organizzazione teatrale e una profonda conoscenza nella gestione di progetti di arte performativa e cultura contemporanea, Valeria ha sviluppato una visione artistica unica e un talento curatoriale riconosciuto. È considerata una delle figure più intraprendenti del teatro italiano. L’abbiamo incontrata per conoscere meglio la sua esperienza e il “Progetto Rebeccu,“ che sta sviluppando in Sardegna da qualche anno.
Ciao Valeria, raccontaci di te e del tuo amore per il teatro, che coltivi da oltre 30 anni portando avanti progetti artistici internazionali tra l’Italia e New York.”
Il teatro è un amore nato quando ero adolescente. Sono cresciuta a Cagliari negli anni Ottanta ed ero una ragazza ribelle.
Il teatro è stato la mia salvezza, la possibilità di esprimere me stessa in un ambiente sano e protetto che mi era permesso frequentare dalla famiglia in una realtà allora abbastanza difficile per la mia città e per i giovani della mia età. Presto poi mi sono appassionata di organizzazione, ho studiato e mi sono specializzata con Fulvio Fo, grandissima figura organizzativa del teatro italiano. Poco più che ventenne ricoprivo già ruoli importanti in teatri pubblici e privati.
Nella mia vita non ho mai avuto occasione di cambiare lavoro, sono cresciuta nell’organizzazione che poi si è evoluta con la curatela e la direzione artistica. Da dieci anni vivo a New York e i progetti da me curati si sono focalizzati sulla Sardegna.
Ci parleresti del MusaMadre Festival e di come è nata l’idea di realizzare un evento di questo tipo in Sardegna?
Nel 2018 ho iniziato una ricerca su come emergano le radici culturali negli artisti emigrati. Essendo io sarda ed essendo il progetto all’interno di un bando dell’Europa e della Regione Sardegna, mi sono ovviamente concentrata sulla mia terra d’origine.
Prima di allora non mi ero mai focalizzata sulla Sardegna e questa ricerca è stata molto importante per ricostruire alcuni legami mancanti, capirli da adulta, capire anche come le radici emergano nostro malgrado. Questo avvicinamento ha fatto emergere passioni e connessioni, ed è così che in maniera molto “serendipitosa” è nato il legame tra Rebeccu, Bonorva e me.
Il festival si svolge a Rebeccu, un piccolo borgo medievale disabitato che è una frazione del comune di Bonorva, in provincia di Sassari. Perché hai scelto questa location così particolare? e cos’è il progetto Rebeccu?
Non l’ho scelto. Di fatto sono stata scelta! Mi è stata proposta la direzione artistica di un festival dall’Amministrazione Comunale e dall’Associazione Enti Locali per le Attività Culturali e di Spettacolo. In quel momento ero bloccata in USA per il Covid e inizialmente non pensavo di accettare, ma poi ho capito che questo luogo era apparso quasi magicamente nella mia vita e ho accettato. Mi sono sentita richiamata e accolta, un sentimento molto forte e particolarmente singolare.
Oggi, a distanza di quattro anni il “progetto Rebeccu” non è solo un festival atipico dove spettacoli, incontri, passeggiate e tanti ragionamenti si intrecciano tra persone che decidono di accettare l’invito a lasciarsi andare, a condividere, a rallentare. L’idea è quella di far vivere questo villaggio un tempo disabitato con la forza della cultura e delle arti.
Il tema nazionale di IT.A.CÀ Festival 2024 è “Radici in Movimento: dove mai andiamo? sempre a casa – Novalis”: che cosa ti ispira questo tema? Inoltre, come si potrebbe collegare con la tua esperienza tra l’Italia e New York, tra arte e creatività che sono parte integrante del tuo essere?
Se penso ad una immagine che identifichi chi decide di lasciare la propria terra alla scoperta del resto del mondo penso ad una pianta con le proprie radici in vaso. Le radici sono il fulcro della mia ricerca da qualche anno ormai e ovviamente la mia condizione di emigrata ha una grande influenza nella percezione della vita e anche delle arti.
MusaMadre è anche casa degli artisti sardi emigrati o discendenti che possono trovare nel villaggio di Rebeccu un luogo dove riconnettersi con la propria terra. Mi piace molto il concetto del sentirsi “sempre a casa” penso sia uno stato d’animo che dovremmo sperimentare sia quando decidiamo di stare in movimento che con noi stessi.
All’interno del festival IT.A.CÀ esploriamo nuove esperienze: qual è stato il viaggio che ti ha cambiato di più e in che modo ha influenzato la tua visione del mondo?
Personalmente ho viaggiato davvero tanto, anni della mia vita li ho vissuti in tournee seguendo gli spettacoli di prosa. Per più di venti anni partivo ad ottobre e tornavo a maggio. Questo quando ancora il teatro funzionava così. Non riesco a pensare ad un viaggio in particolare, ma ad una vita in viaggio.
Sicuramente la visione del mondo è totalmente influenzata dai luoghi che ho vissuto, dalle persone che ho incontrato. Per me il viaggio è cercare il più possibile di amalgamarmi con i luoghi e con le persone. Pur avendo viaggiato veramente tanto non ricordo più di due occasioni in cui sono stata “turista”. Il turismo lo vivo personalmente come un’esperienza molto superficiale, sinceramente non mi piace.
Ringraziamo Valeria per il viaggio che ci ha fatto vivere attraverso le sue parole. Per conoscerla meglio e contattarla, vi invito a visitare il suo sito personale QUI. Potete consultare il programma del festival MusaMadre 2024 cliccando QUI – come sempre buon viaggio e continuate a seguirci 🙂
Blog IT.A.CÀ
Sonia Bregoli
Responsabile comunicazione nazionale
IT.A.CÀ Festival
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