VITA IN ECOVILLAGGIO: IMPARARE LA RESILIENZA DA MADRE NATURA | Intervista a Lorenzo Olivieri

Cari amici e amiche viaggiatrici oggi nel nostro blog vi facciamo conoscere un progetto molto interessante legato al concetto dell’Ecovillaggio italiano e guidato da Lorenzo Olivieri. Lorenzo è il co-fondatore, insieme a Jacopo Tabanelli, di CHAKRUNA The Orgasmic Way of Living, la prima Compagnia di Viaggi Mistici in Italia.

Interessante è capire da cosa è nato il nome della loro compagnia. Lorenzo e Jacopo stavano vivendo il loro primo viaggio mistico in Perù e dopo una cerimonia sciamanica hanno avuto la rivelazione: CHAKRUNA era il nome perfetto, è l’unione di vari significati: innanzitutto è una pianta usata durante le esperienze sciamaniche, inoltre, traducendo dalla lingua Quechua, chaka vuol dire ponte e runa vuol dire “uomo che vive in contatto con la natura”.

Lorenzo Olivieri in quarantena nella giungla a Panama (Kalu Yala)

Altrettanto interessante è capire come è nata l’intenzione di lanciare il progetto “Giro degli Ecovillaggi d’Italia” – Lorenzo ha passato la quarantena in un Ecovillaggio a Panama (Kalu Yala) nel quale ha trascorso 3 mesi “estremi” dai quali c’è da imparare valori importanti quali la sostenibilità e la resilienza, vivendo a contatto con la Natura in tutto e per tutto.

Ecco perché, di ritorno dalla sua quarantena, più precisamente durante il volo umanitario che lo ha riportato in Italia, Lorenzo ha avuto un’idea: perché non fare un giro degli Ecovillaggi italiani durante l’estate 2020?  L’intento è capire se in Italia ci sono questo tipo di realtà in cui si vive in Ecovillaggi in comunità nella Natura e se la sua esperienza straordinaria, può diventare ordinaria.

L’ecovillaggio è notoriamente una realtà molto presente nell’America Latina ma che si sta facendo larga strada in tutto il resto del mondo; questo progetto ha l’intenzione di indagare sulle realtà italiane, sconosciute ai più e spesso poco pubblicizzate, anche visto il mondo fondato sul consumismo e sulla frenesia in cui viviamo. Ecco perché abbiamo deciso di porre qualche domanda a Lorenzo, considerando anche il momento storico in cui stiamo vivendo, colti da una pandemia mondiale che, per certi versi, ci ha lasciati senza certezze e ci ha sottolineato come non possiamo continuare ad affidarci ai modelli economico-sociali usati fino ad oggi.

Come e da quali ideali è nata la realtà Chakruna?

La visione di creare la Compagnia di Viaggi Mistici CHAKRUNA è nata nel febbraio del 2014 in seguito ad un primo viaggio mistico In Perù, zaino in spalla. Io e il mio amico e socio Jacopo abbiamo scoperto da soli questa magica terra, che poi abbiamo chiamato Perú Visionario.

Tribal Gathering: incontro di Tribù Indigene a Panama

Siamo stati guidati dall’esperienza del nostro maestro spirituale Italo Cillo Rishi (che ha lasciato il corpo 4 anni fa), dalla dottoressa Simona Tabanelli e dal libro intitolato “Il Ritorno dell’Inka” scritto da Elizabeth Jenkins. Abbiamo seguito tutte le tappe trasformative che ha realizzato negli anni ’90 questa esploratrice statunitense, che ha lasciato la sua classica vita per abbracciare la spiritualità delle Ande, chiamata la Cosmovisione Andina.

Anche noi abbiamo fatto così, e non ci siamo fermati al Perù, ormai viaggiamo e viviamo in questo modo, durante differenti periodi della nostra vita in 3 continenti. Il nostro è diventato uno stile di vita. Realizziamo la nostra missione attraverso corsi on-line e dal vivo, libri, ritiri, esplorazioni e seminari itineranti in paesi del mondo dove vivono comunità ancestrali che condividono esperienze spirituali.

A differenza di un’agenzia di viaggi che organizza vacanze per turisti, CHAKRUNA organizza seminari itineranti co-creati con chi partecipa attraverso le Guide Mistiche, e collaborando con agenzie selezionate. 

Cosa vi ha spinti più di ogni altra cosa a voler scavare in profondità rispetto al mondo degli ecovillaggi e cosa lega questa realtà a quella di Chakruna?

Gli incontri di meditazione di gruppo, i ritiri di crescita interiore nella natura e i seminari itineranti che le nostre guide mistiche realizzano, hanno bisogno di ambientarsi in luoghi naturali, fuori dalle città e con un’attenzione particolare alla sensibilità degli esploratori (così chiamiamo chi viaggia con noi) che partecipano ai nostri viaggi mistici. Per questo motivo, sin dall’inizio abbiamo collaborato con diversi ecovillaggi, sia in Italia ma soprattutto all’estero. 

Poi da marzo a giugno di quest’anno, ho vissuto la mia quarantena nella giungla in un ecovillaggio di Panama chiamato Kalu Yala (che significa Villaggio Sacro nella lingua indigena dei Kuna) e che ho scoperto durante mille avventure. L’esperienza è stata straordinaria, ho vissuto in maniera creativa con una comunità di 30 persone che arrivano da 16 nazioni differenti nel mondo. Un’esperienza così selvaggia che ha trasformato la vita – in meglio – a me e a tutti noi che abbiamo condiviso questa esperienza.

È l’ecovillaggio un esempio concreto di sostenibilità e quindi un modo di fare turismo responsabilmente? O si può dire che l’ecovillaggio si definisce meglio come realtà di turismo “rigenerativo” (uno step, se possibile, al di sopra della sostenibilità)?

Per rispondere a questa domanda, prendiamo come esempio l’ecovillaggio in cui ho trascorso la mia quarantena nella giungla: è stato progettato per essere integrato con la natura dal momento della costruzione della prima palafitta, interconnesso con il mondo per rendere possibile una vita sostenibile, libera di svilupparsi organicamente nel tempo e ospita un istituto di ricerche, dove ogni anno studenti da tutto il mondo vanno per studiare la flora e la fauna della giungla. Si organizzano esplorazioni nella natura e da quando siamo arrivati noi con la nostra Compagnia, anche ritiri spirituali. All’interno vive quasi tutto l’anno un gruppo di persone che fa parte del team.

Ciascuno lavora proprio all’interno delle varie attività e riceve uno stipendio dal proprio lavoro, mentre gli ospiti alcuni pagano altri fanno scambi lavorativi e si fermano per tempistiche relativamente più brevi. Per questo motivo credo che tra i due termini che hai citato, quello che si avvicina di più sicuramente è il turismo rigenerativo. Allo stesso tempo – dalla mia esperienza – mi sono reso conto che la vita all’interno di un ecovillaggio va aldilà del concetto stesso di turismo: nessuna delle persone che vive tutto l’anno o per brevi periodi in ecovillaggio si considera un turista.

Incontri di meditazione in comunità nella natura

La vita all’interno dell’ecovillaggio è una vera e propria avanguardia, mi spiego meglio: se prima questi erano solo delle nicchie, in cui pochissime persone si dedicavano a questo stile di vita, ora credo sia necessario invece ritornare a questo tipo di realtà. Quindi per chi è abituato ad essere un turista, ma in questo periodo storico si è reso conto che ha bisogno di un cambiamento, anche dal punto di vista del viaggiare, allora sì, possiamo mantenere questo termine “turismo rigenerativo”. Poi facendo questo tipo di esperienza, ciascuno si renderà conto che è proprio un nuovo modo di vedere la vita in armonia con la natura.

Pensi che la filosofia portante degli ecovillaggi sia lo slancio per rendere il turismo resiliente post Covid19? Più in generale, come pensi si svilupperà il turismo post pandemia? Il famoso e tanto dibattuto “back to normal” è rischioso ed è effettivamente ciò che accadrà?

Appena sono tornato in Italia i primi di giugno, confrontandomi con amici, colleghi e collaboratori ho constatato che il turismo post quarantena sarà già naturalmente resiliente. Le persone hanno sofferto molto in casa in questi mesi scorsi, e con questa situazione – parlando dell’Italia – immagino che ciascuno deciderà di conoscere maggiormente la zona dove vive.

Gruppo di esploratori in preghiera: “Templo del sol”. Lago Titicaca Bolivia, Isola del Sol.

Quindi se da una parte ci saranno meno spostamenti (soprattutto all’estero) dall’altra i luoghi e i paesi rurali e di mare in Italia avranno un aumento sostanziale delle visite. E’ impegnativo e poco utile fare previsioni sul turismo post pandemia, credo invece che la cosa più importante ora sia quella di essere attivi e creare noi stessi il futuro del turismo post pandemia.

Come? Diventando degli “esempi di cambiamento sostenibile” soprattutto per chi lavora in questo settore. Il turismo di massa ormai è arrivato alla fine della sua carriera.

Noi ad esempio in Italia siamo un associazione culturale (mentre la sede della nostra Compagnia è in Perù) quando collaboriamo con agenzie, consigliamo sia a loro che alle persone che hanno un periodo corto che va da un weekend a una settimana di vacanza, di non spostarsi troppo lontano ma di rimanere nel proprio paese e di co-creare insieme ai viaggiatori le esperienze. In questo modo si creeranno delle piccole ma consapevoli comunità nel territorio, che saranno interconnesse tra di loro. Chi invece ha più giorni da prendersi, da due settimane a due mesi, in cui possono anche lavorare in smartworking allora si l’esperienza all’estero può essere utile.

E’ necessario ridurre i voli internazionali che inquinano molto, solo per esperienze corte, io ad esempio quando mi muovo in Sud America in aereo, poi ci vivo sei mesi li, dove abbiamo la nostra sede sulle Ande. Si, secondo la nostra esperienza e la visione di futuro che le popolazioni indigene in tutto il mondo ci trasmettono da anni, il famoso dibattito “back to normal” è rischioso per tre motivi. Il primo perché ogni crisi arriva per una ragione, se è arrivata un Pandemia che ha colpito principalmente gli esseri umani è perché è  la natura stessa che ci implora di cambiare. Il secondo motivo perché la società così come l’abbiamo costruita fino ad ora è arrivata ad un “punto di svolta”: è assolutamente necessario rivedere tutti i nostri valori, dall’individualismo sfrenato, dalla competizione che c’era prima è necessario passare alla cooperazione.

Comunità ecovillaggio nella giungla a Panama (Kalu Yala)

Il terzo motivo è che, tutti noi sappiamo come funzionano gli avvertimenti, ad esempio: quando arriva un problema fisico nel nostro corpo, non facciamo finta di niente e continuiamo a viaggiare o a lavorare, ma ci fermiamo per un periodo e poi se siamo intelligenti cambiamo il nostro stile di vita. Ecco adesso questa situazione è accaduta a livello globale, ci siamo fermati ed ora è arrivato il momento di una evoluzione del nostro modo di vivere. Se le persone e le organizzazioni non lo faranno, avranno mancato un’opportunità importante per migliorare notevolmente il proprio stile di vita. 

Partendo dal tema di questa edizione 2020 di IT.A.CÀ festival del turismo responsabile dedicato alla Bio-diversità, noi intendiamo che l’umanità, la natura e tutti gli esseri viventi sono interconnessi tra loro. Può un ecovillaggio attraverso i suoi valori essere promotore di ideali per la conservazione della biodiversità intesa come una intera società fondata su valori di cooperazione e collettività?

A questa domanda vi risponderemo proprio alla fine dell’iniziativa estiva che abbiamo appena lanciato: “Il Giro degli Ecovillaggi d’Italia” dal 15 Luglio al 15 Settembre a cui vi invitiamo a partecipare e sostenere. Scopriremo e comunicheremo online durante tutta l’estate la Vita Comunitaria nella Natura in Italia e la confronteremo con realtà estere, con cui collaboriamo da svariati anni.

Grazie a questo giro, che è patrocinato dal “San Marino Green Festival” in collaborazione con “Earth Keepers International Network”, diventeremo promotori di questi ideali che hai appena citato e le esperienze fatte ci permetteranno di valutare se nel nostro paese esiste davvero una comunità che veramente si sta evolvendo abbracciando valori più in linea con gli insegnamenti che la natura stessa ci offre.

All’estero sicuramente questo già accade, soprattutto in paesi del Centro e Sud America e dell’Asia. Siamo in connessione con numerose comunità del Messico, Costa Rica, Perù, Bolivia, Argentina, Brasile, Panama, e in Asia con Bali, Birmania e Thailandia. Per quanto riguarda l’Europa, la Spagna, il Sud della Francia, l’Austria e la Germania sono già all’avanguardia dal punto di vista di ecovillaggi.

Anche nei Balcani, ad esempio la Bosnia sta diventando un paese molto ospitale dal punto di vista della cooperazione e collettività.

Insomma questa iniziativa – aperta a tutti – che sta per partire permetterà a quel gruppo di persone che hanno capito che un cambiamento è necessario, di vivere in prima persona la vita in Ecovillaggio in Italia oppure semplicemente visitandone uno.

Tutti possono partecipare, vi invitiamo a leggere in questo link tutte le linee guide per farlo. Vi aspettiamo con gioia e alla fine dell’estate risponderemo insieme nel vostro blog all’ultima domanda! 

Ringraziamo Lorenzo per la sua precisione e disponibilità nel rispondere alle domande che gli abbiamo proposto, non ci resta che aspettare la fine dell’estate per sapere come si concluderà questo progetto, che sicuramente aprirà nuovi orizzonti verso principi e valori che diventeranno fondamentali per il nostro futuro resiliente e riluttante!

Blog IT.A.CÀ
Francesca Pezzetti 
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