Oggi il governo della mobilità umana sembra essere il mezzo attraverso il quale si sta creando una nuova partizione del globo e le politiche sull’immigrazione stanno generando una nuova segregazione spaziale, per molti aspetti equivalente alla “politica razziale” di ieri.
L’iniziativa presenta una convergenza tra i processi di immigrazione ed accoglienza ed i processi di valorizzazione e ritorno in luoghi abbandonati del nostro territorio. Il concetto di restanza, sviluppato da Vito Teti abbraccia la “sofferenza di chi resta e di chi parte, di chi torna ed è poi costretto a ripartire”.
Le aree interne del nostro Paese presentano problemi di spopolamento progressivo, invecchiamento ed abbandono ambientale lenti e inesorabili.
PROGRAMMA
h17.00 Restanza: la mediazione interculturale da parte di ragazzi e ragazze bilingui per favorire l’integrazione delle proprie famiglie migranti
Proiezione di video-interviste ai nuovi italiani che svolgono il “mestiere” di traduttori in modo quasi inconsapevole, I nuovi italiani sono coloro che sono nati e socializzati in Italia, ma culturalmente appartengono a realtà diverse. Questi giovani svolgono un ruolo incredibilmente importante all’interno della società, senza che siano realmente consci dell’importanza sul fronte integrazione che il loro compito di traduttori assume. Colpisce la genuina saggezza e spontaneità di molti degli intervistati, che, tra difficoltà e soddisfazioni, compiono quotidianamente il loro mestiere di mediatori per genitori, amici, compagni in difficoltà. A cura di Federica Ceccoli, Università di Bologna
Contatti > federica.ceccoli3@unibo.it
h17.30 Liberi di restare, Liberi di partire
Seminario su restanza e migrazioni: diritti umani e mobilità, esternalizzazione delle frontiere, lavoro, buone prassi di restanza e di accoglienza.
Modera Nexus ER
- Gian Andrea Ronchi, Gruppo legali immigrazione CGIL: I diritti umani e la mobilità umana
- Sara Prestianni, ARCI: Il vero significato dell’esternalizzazione delle frontiere
- Anna Meli, COSPE, Il diritto di partire, il diritto di restare. Esperienze e storie dal Senegal. (e proiezione video)
- Miriam Salussolia, L’esperienza della Cooperativa sociale Cartiera (e proiezione video )
- Valentina Cuppi, Vicesindaco del Comune di Marzabotto Ass. Cultura, Memoria, Rapporti internazionali, comunicazione e turismo
- Angelo Moretti, Consorzio “Sale della Terra”: Presentazione del Manifesto per una Rete dei Piccoli Comuni del Welcome
- Associazione Sopra i Ponti, Il progetto Doppia Presenza
In contemporanea verranno proiettate le foto realizzate da Annalisa Vandelli
Panel 1: Le frontiere vissute, immaginate, subite
Panel 2: Perché restare è fare economia (solidale)
A cura di Nexus ER e COSPE in collaborazione con CGIL Emilia Romagna, Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, ARCI Bologna, Lai Momo e Comune di Marzabotto
Contatti e info
www.nexusemiliaromagna.org
tel 051 29 47 31
www.cospe.org
h19.00 Inaugurazione mostra del fotografo sirano Firas Abdullah Restare in guerra
L’assedio a Ghouta degli scorsi anni. Fotografie dure e forti che rappresentano quella che è la scelta di restare e non abbandonare la propria terra da parte di un popolo, anche in situazioni e condizioni di conflitto. Fino al 16 giugno.
Firas, originario di Damasco, si trasferì in Arabia Saudita con la famiglia. All’età di 13 anni è tornato nella sua città di origine, dove ha completato l’Università.
Il suo lavoro fotografico racconta la vita in questa parte di Damasco durante la guerra tra il regime di Assad e le truppe ribelli, sotto i continui bombardamenti dell’aviazione dell’esercito siriano. Mostra anche la vita di altri abitanti di Eastern Goutha che hanno scelto di rimanere nella loro terra di origine, nonostante le gravi difficoltà. Un resoconto crudo e toccante di una guerra che ha coinvolto milioni di persone, in Siria e in tutta Europa, provocando migliaia di morti e la fuga di tantissimi siriani.
Fotografie dure e forti che rappresentano quella che è la scelta di restare e non abbandonare la propria terra da parte di un popolo, anche in situazioni e condizioni di conflitto.
[PROGRAMMA EVENTO MOSTRA E LOCATION DOVE POTERLA VISITARE ]
Dalle 19:00 per l’anteprima della mostra dove avremo in collegamento Firas a raccontarci dei suoi scatti e del suo vissuto a Ghouta, durante l’assedio.
La serata prevederà la proiezione in anteprima di tutta la mostra, che trovate invece allestita in stampa presso la QR Photogallery [in via Sant’Isaia, 90 BO] visitabile tutti i giorni dalle 9:00 alle 19:00 fino al 16 giugno 2019.
La proiezione della stessa mostra resterà contestualmente attiva a Dynamo fino al 16 giugno dalle 17:00 alle 20:00!
A cura di Hayat Onlus, TerzoTropico e Millennium Gallery
h20.00 Degustazione di cibi provenienti dalla Siria per onorare l’iftar
Una degustazione gratuita e presentazione di cibi provenienti dalla Siria accompagnerà l’inaugurazione della mostra di Firas Abdullah per ricordare l’iftar, l’interruzione del digiuno diurno nel periodo del Ramadan. A cura di Hayat Onlus
h21.00 Concerto-recital GENTE CHE VIENE; GENTE CHE VA, GENTE CHE TORNA, GENTE CHE STA
Come vengono rappresentati la diversità culturale e l’incontro con l’Altro nella canzone d’autore italiana? Gente che viene, gente che va, gente che torna, gente che sta è un concerto-recital alla scoperta di come la musica italiana degli ultimi decenni si è confrontata con la crescente diversità demografica nel nostro Paese e le mobilità ad esse connesse. Il racconto si basa su una selezione critica di canzoni scritte da artisti noti come Ciampi, Dalla, De Gregori, De Andrè, Guccini, Testa.
Sul palco Massimo Giovanardi, nella doppia veste di docente e musicista (voce e chitarra), accompagnato da Mauro Mussoni al contrabbasso.
La serata è a offerta libera.
Info e prenotazioni > 051 29 47 75
Concept dell’iniziativa
Oggi il governo della mobilità umana sembra essere il mezzo attraverso il quale si sta creando una nuova partizione del globo e le politiche sull’immigrazione stanno generando una nuova segregazione spaziale, per molti aspetti equivalente alla “politica razziale” di ieri.
L’iniziativa presenta una convergenza tra i processi di immigrazione ed accoglienza ed i processi di valorizzazione e ritorno in luoghi abbandonati del nostro territorio. Il concetto di restanza, sviluppato da Vito Teti abbraccia la “sofferenza di chi resta e di chi parte, di chi torna ed è poi costretto a ripartire”. Le aree interne del nostro Paese presentano problemi di spopolamento progressivo, invecchiamento ed abbandono ambientale progressivi. La Rete dei Piccoli Comuni del Welcome, nata per occuparsi di questa problematica, dialoga con la questione dell’accoglienza degli immigrati, ritenendoli una risorsa per fare rivivere le comunità. L’iniziativa quindi unisce un’analisi dei processi migratori e delle violazioni dei diritti che in questi processi sono agiti, e presenta esperienze che offrono risposte di accoglienza per i protagonisti di tali processi.
Area tematica: la restanza, Vito Teti
Paradossalmente, oggi, che l’emigrazione tradizionale è finita e noi facciamo i conti con l’immigrazione, suggerisco che forse restare è quasi più faticoso del partire di una volta, perché chi resta sperimenta la condizione della “solitudine”, dell’incomprensione, dello straniero in patria, perché intanto il paese è cambiato. Chi resta vive l’inedita esperienza dei paesi che si sono spopolati, dissolti, sono a rischio estinzione: un grande problema per chi è rimasto ma anche per chi è partito. In qualche modo Pietre di Pane è giocato su questa ambivalenza, sulla sofferenza di chi resta e di chi parte, di chi torna ed è poi costretto a ripartire. Adopero questo termine perché restare non è un fatto di pigrizia, di debolezza: dev’essere considerato un fatto di coraggio. Una volta c’era il sacrificio dell’emigrante e adesso c’è il sacrificio di chi resta.
Area tematica: Dal Manifesto per una Rete dei Piccoli Comuni del Welcome
I dati ufficiali parlano di almeno 1.940 Comuni in Italia che contano meno di 1.000 abitanti. 4,5M di persone vivono in Italia nelle cosiddette Aree Interne, che distano almeno 40 km da servizi pubblici essenziali come stazioni e ospedali, e presentano un digital divide ancora elevatissimo. In questa fetta di Italia, che rappresenta in chilometri quadrati e in spazio simbolico e culturale molto di più di ciò che si possa immaginare, c’è un problema principale: lo spopolamento progressivo, l’invecchiamento progressivo, l’abbandono ambientale progressivo.
I 60 milioni di individui che sono in marcia nel mondo aprono nuovi punti interrogativi alla nostra società occidentale, che non sembra preparata a doversi ripensare di fronte a una migrazione pacifica e resiliente che mai nella storia era avvenuta nel modo in cui oggi sta avvenendo. Davanti a questa marcia silenziosa, la nostra piccola Italia si riscopre fazzoletto di terra in mezzo al mare e anche centro del mondo. La reazione italiana non potrà dare risposta ai bisogni di tutti i migranti, ma potrà dare risposta ai nostri figli nati nel terzo millennio che sono tornati a chiederci: da che parte stiamo? Dalla parte dei migranti o contro di loro? Ma i migranti portano con sé anche nuove domande: qual è lo sviluppo possibile del nostro territorio? Qual è il nostro futuro? Se i migranti hanno bisogno di protezione, che fine ha fatto il welfare di quegli italiani che non hanno alcuna protezione dall’indigenza e dalla fragilità? Cosa accadrà a quei paesi che rischiano di spopolarsi del tutto nei prossimi dieci anni? Cosa può fare il welfare nei territori se si rivela incapace di cucire legami di comunità?
Area tematica: Nuova decolonizzazione, Achille Mbembe
Oggi più che mai, il governo della mobilità umana sembra essere il mezzo attraverso il quale si sta creando una nuova partizione del globo. L’Europa ha deciso non solo di militarizzare i suoi confini, ma di estenderli in lungo e in largo esternalizzando le proprie frontiere oltre il mediterraneo. La politica europea sull’immigrazione sta generando oggi un nuovo regime di segregazione spaziale, per molti aspetti equivalente alla “politica razziale” di ieri. L’Europa vuole così arrogarsi il diritto di decidere unilateralmente quale africano potrà muoversi e a quali condizioni, anche all’interno del continente stesso. Ma affinché gli africani non rimangano imprigionati in una condizione di immobilità, l’Africa deve diventare uno spazio di circolazione, un continente-mondo, completando il processo di decolonizzazione e forgiando una nuova politica basata sulla mobilità umana. Questo non potrà avvenire senza una decolonizzazione non solo territoriale, ma anche culturale, purificandosi ed emancipandosi dal desiderio dell’Europa e imparando a preservare in loco il meglio della sua gente. Ancora di più, nessun africano dovrà sentirsi o essere trattato come straniero in nessuna parte del continente. “Debalcanizzare” il continente appare sempre di più come una delle condizioni fondamentali da cui partire per proteggere le vite africane perseguitate nel mondo.
Concept tratto da :
• Manifesto per una Rete dei Piccoli Comuni del Welcome,