Racconti di incantesimi e fughe dell’Appennino, l’autore, Mario Ferraguti, dialoga con Mauro Querci.
Un viaggio alla scoperta del vento. Un viaggio in tutti i luoghi, gli anfratti in cui il vento s’infila, anche dentro i corpi, le parole, per scoprire che il vento è ovunque e ha mille aspetti e nomi; siamo noi che lo chiamiamo sempre soltanto vento; eppure c’è chi sa riconoscerlo e ogni luogo ha un orizzonte da cui comincia.
Il vento è il respiro del mondo. Riesce a far nascere balene in cielo, accompagna gli spiriti la sera, quando tornano a casa; diventa un turbine a cui occorre tagliare la coda. Il vento è un soffio come lo è l’anima. Chi cerca il vento va a finire che lo trova dappertutto; anche se sta fermo. Basta bagnarsi un dito, alzarlo in aria, e si sa già se c’è e da che parte tira.
Mario Ferraguti
Abita a Faviano, sui colli parmensi. Ha pubblicato i romanzi “Malalisandra” (Cadmo, Firenze, 2005); “Dove il vento si ferma a mangiare le pere” (Diabasis, Reggio Emilia, 2010),”La magia dei folletti sull’Appennino parmense e in lunigiana” (Luna Editore, La Spezia), “Sulle tracce del lupo che mi gira in testa” (Fedelo’s Parma, 2014). Collabora con enti, università, settimanali ed è tra gli organizzatori del PFAM, Piccolo Festival di Antropologia della Montagna.
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