“Napoli mi ha ispirato per il senso della morte da cui è pervasa”, così alcuni anni fa Gregor Schneider, in un’intervista a “La Repubblica” in occasione della sua mostra a Napoli alla Fondazione Morra Greco
Napoli una città pervasa dal senso della morte?
Allora sembrò una provocazione, oggi si può dire che anticipava quello che sarà il dark napoletano. La cappella Sansevero, Napoli Sotterranea, il cimitero delle Fontanelle, il tunnel borbonico, la chiesa di Purgatorio ad Arco, le catacombe del Rione Sanità sono i luoghi più famosi di una nuova realtà fatta di cultura e di impresa, parte importante del brand con cui viene oggi diffusa l’immagine di Napoli nel mondo.
C’è dunque un dark napoletano. Siamo davanti ad un nuovo capitolo di uno dei tratti caratteristici della storia della cultura napoletana, cioè la sua capacità di aprirsi al nuovo e di rielaborarlo in forme spesso originali e caratterizzanti la sua identità.
In molti luoghi, in particolare in quelli di forte impatto turistico, la morte viene proposta secondo gli stereotipi che caratterizzano la religiosità napoletana: a volte secondo quello del magico, come nella Cappella San Severo, altre volte quello del paganesimo e della superstizione, come nel Cimitero delle Fontanelle. Quei tratti cioè che, uniti alla spontaneità e al colore dei ceti popolari, formano la cosiddetta napoletanità.
Altre proposte invece colgono una specificità napoletana che viene innanzitutto dall’arco temporale che viene offerto: dal lago d’Averno ritenuto da Virgilio l’ingresso nell’Ade, l’aldilà della civiltà greco romana, fino al Museo d’arte contemporanea con la sala dedicata ai teschi di Rebecca Horn. Noi vogliamo cogliere soprattutto la qualità del dark napoletano. A Napoli non ci sono siti inquietanti e leggende nere. I tratti caratterizzanti il dark: i toni scuri, le auree gotiche e le tematiche depressive sono estranee alla città. Il Tanatostourism napoletano non è fatto di orrore e di macabro. In alcuni luoghi non solo non c’è il macabro, ma troviamo una spettacolare e moderna rappresentazione della morte intrisa di un’antica spiritualità, come al cimitero delle Fontanelle.
Attualmente sono molti i viaggiatori e i turisti, i ricercatori italiani e stranieri che, sulle orme di Schneider, ritengono interessante osservare e capire come una città di antica e complicata religiosità vive il rapporto con la modernità e quindi quale rapporto c’è oggi a Napoli tra dark, turismo e fede. Il nostro lavoro di ricerca si inserisce in questo contesto e la nostra presenza a Itacà vuole sottolineare come un turismo responsabile ha oggi il compito di delineare una nuova realtà del centro storico e non trasformarlo in un parco a tema.
Affronteremo questi suggestivi interrogativi ben consapevoli che il tema della morte e del morire è eterno e sterminato.
Sarà un itinerario attraverso i duemilacinquecento anni di storia della città. Parlare di storia a Napoli non è facile. È un territorio che rifiuta la storia. Preferisce esprimersi o ricostruirla attraverso la musica, i generi letterari, in particolare il teatro, a volte il romanzo.
Noi ci proveremo, limitando il nostro racconto alle arti figurative, con qualche puntata nella letteratura, da Giuseppe Marotta a Totò; nel cinema, da Roberto Rossellini in “Viaggio in Italia” a Comencini in “Gomorra”. Il nostro itinerario immaginario partirà dai mosaici pompeiani che ci parlano della morte nel mondo pagano, per continuare con il passaggio dalla morte rinascimentale a quella barocca, per arrivare ai culti del Purgatorio nell’Ottocento e delle capuzzelle nel Novecento e finire al Madre, il Museo dell’arte contemporanea, dove una sala richiama l’esposizione dei teschi realizzata da Rebecca Horn in piazza del plebiscito nel 2002. Percorreremo strade segnate da edifici con antichi teschi di bronzo, di marmo e di pietra e con le immagini della street art; saliremo infine le scale del palazzo de Liguori di Presicce per vedere come il nostro tema è stato ed è vissuto anche negli spazi privati.
Il giorno dopo, il 13 ottobre alle ore 15:00, chi ha seguito il seminario potrà partecipare ad una visita guidata al cimitero delle Fontanelle per verificare sul campo ed in maniera più dettagliata che cos’è oggi la rappresentazione della morte a Napoli. Prenotazione obbligatoria al numero 3284790743.
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IRiS Fontanelle
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