Quali sono le motivazioni che ci spingono a viaggiare: la famiglia, il lavoro, la curiosità, la voglia di rinascere? Le protagoniste del documentario Patience, patience. T’iras au paradis! con intraprendenza e ironia ci portano nel loro viaggio lungo una vita, esplorando i significati di origine, casa, destinazione e… ripartenza.
Conduce Devisri Nambiar dell’ass. Mimosa.
“Negli anni ’60 migliaia di donne Maghrebine partirono verso il Belgio per lavorare.
Pensavano che sarebbero ripartite, ma finirono per rimanere per sempre.
Lontane dalle loro radici, un destino che non avevano certo scelto.
Alle nostre madri venute da lontano, Alle loro risate di bambine,
Allora loro forza di vivere, A te mamma.”
Hadja Lahbib
Negli anni Sessanta migliaia di Maghrebini partirono verso il Belgio per lavorare. Fra loro, delle donne che un giorno hanno lasciato tutto per seguire il proprio uomo in una terra sconosciuta. “Patience, patience. T’iras au paradis!” (Porta pazienza e andrai in paradiso!) è il ritornello ripetuto mille volte per aiutare queste donne a subire la propria vita senza mai lamentarsene. 50 anni dopo, sono il gusto e la curiosità per l’emancipazione a muoverle. Queste donne si riscoprono incredibilmente gioiose, capaci di un’autoironia profonda e assolutamente disinibita. Questo film le accompagna nelle loro molteplici scoperte, con la semplicità delle loro ballate, il calore della loro femminilità e del loro humour…
Note di regia
Per prima cosa c’è la voglia di parlare di quelle donne che di solito non vediamo mai, di poter scoprire una realtà nascosta, di sollevare un velo, quello di queste donne frutto della prima generazione dell’immigrazione maghrebina.
Queste donne un giorno hanno lasciato tutto per seguire il loro uomo verso una terra sconosciuta, nella quale loro vivono ancora oggi, mezzo secolo più tardi, come delle straniere. Cosa hanno da dire oggi, dopo quarant’anni, forse anche cinquanta di vita in Belgio?
Nel gennaio 2012 i primi contatti presi in occasione di un progetto di incontro nato dal festival “Daba Ma-roc“, mi hanno fatto scoprire delle donne sacrificate, spente, senza sogni. Avevano dato tutto per i loro figli, i loro mariti e non si aspettavano più niente dalla vita. Ero stupefatta per l’abnegazione di queste donne, pur essendo ormai sollevate dai loro obblighi. Erano libere e curiosamente prigioniere del loro destino.
E poi c’era Tata Milouda, una donna delle pulizie marocchina diventata attrice a cinquant’anni, decorata con l’Ordine delle Arti e delle Lettere in Francia!
All’origine di questo “miracolo” ci sono delle donne coraggiose con un carattere eccezionale, ma anche e soprattutto l’esistenza di una Casa di quartiere, un’associazione che proponeva a queste donne corsi di alfabetizzazione. Imparare a leggere e a scrivere ha liberato Milouda Chaqik: “La mia penna, il mio quaderno, la mia libertà” divenne allora il ritornello, il credo del suo spettacolo “Tata Milouda e viva la libertà” che lei portò in scena per la prima volta a Casablanca nel febbraio del 2012.
Caso volle che Mina, la madre di un’amica dal destino diametralmente opposto, si trovasse a Casablanca in quel periodo. Mina ha la stessa età di Tata Milouda, vengono dallo stesso villaggio, ma la sua vita si limitava ad un andirivieni fra Casa e Bruxelles.
Dal ruolo più o meno neutro di osservatrice, passai allora al ruolo di “provocatrice”. Con la complicità della figlia, la mia amica di infanzia Mouna, accompagnai Mina a vedere lo spettacolo di Tata Milouda. Lo scatto che speravo arrivò. Al suo ritorno in Belgio, Mina si iscrisse a dei corsi di alfabetizzazione presso l’associazione “Dar el Amal” e, con mia grande sorpresa, Mina portò con lei la sua migliore amica, Warda, che non è altri che mia mamma.
Molto in fretta, si è intrecciò una bella complicità fra Mina, Warda e altre donne di Dar el Amal. Dopo qualche settimana si formò un gruppo di sette donne e Tata Milouda moltiplico i viaggi fra Bruxelles e Epinay-sur- scéne, nella periferia parigina dove risiede.
Insieme queste donne seguiranno corsi di nuoto, di informatica, di francese, partiranno per dei viaggi nelle Ardenne, scopriranno il Mare del Nord. Faranno molti incontri, fra cui uno con il cantante Arno. Durante il loro percorso, riveleranno una gioia e una dolcezza profonde, ridendo di tutto e di niente, capaci di un humour e di un’autoironia sorprendenti.
Molto velocemente hanno dimenticato la presenza sia della telecamera che della troupe. A quel punto, anche argomenti come l’indossare il velo o il rapporto con gli uomini potevano essere affrontati. E’ così che abbiamo scoperto le loro aspettative nei confronti degli uomini, le speranze per i figli, il loro sguardo sulla società d’oggi, in un’intimità che raramente è offerta al grande pubblico.
Abbiamo scoperto, durante i mesi passati insieme, un’energia incredibile, una voglia di vivere e di scoprire ciò che era stato loro precluso, con un’apertura mentale insospettata. Sei donne riunite attorno a un sogno condiviso, fianco a fianco con un concetto da afferrare: la libertà
Partecipazione con offerta libera.
INFO E CONTATTI
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