In molte città del Sud Europa sta nascendo la rete SET legata ai movimenti di resistenza ai processi di turistificazione che le stanno investendo. Associazioni e collettivi di alcune di queste (Venezia, Valencia, Siviglia, Palma, Pamplona, Lisbona, Malta, Malaga, Madrid, Girona, Donostia/San Sebastian, Canarie, Camp de Terragona, Barcellona) si sono incontrati nel corso dell’ultimo anno in diverse occasioni, con l’obiettivo di condividere e scambiare esperienze e conoscenze. Anche se ognuna di queste città presenta problemi specifici legati a questo fenomeno, alcuni sono senza dubbio comuni a tutte loro.
Da questi confronti è nato il Manifesto fondativo della rete SET – Rete di Città del Sud d’Europa di fronte alla Turistificazione (in spagnolo: Red de Ciudades del Sur de Europa ante la Turistización), reso pubblico il 24 Aprile 2018.
Una rete di città e di esperienze di base, per il momento con un forte radicamento nella penisola iberica, che si pone l’obiettivo di affrontare gli effetti dell’estensione dell’industria turistica sul territorio urbano: diritto all’abitare, proliferazione di locazioni turistiche, svendita del patrimonio pubblico, saturazione del trasporto pubblico, gentrificazione dei centri storici e iperproduzione di lavoro precario nella filiera del turismo sono alcuni dei temi al centro del dibattito e dell’azione della rete.
MANIFESTO FONDATIVO RETE SET
- Il più importante ed esteso: l’aumento della precarizzazione del diritto all’alloggio, in buona parte provocato dall’acquisto massivo di immobili da parte di fondi di investimento e fondi immobiliari per destinarli in buona parte al mercato turistico. In questo modo le abitazioni sono private della loro funzione naturale, si generano gentrificazione e sfratti e si assiste allo svuotamento di alcuni quartieri in una evidente violazione dei diritti sociali della popolazione.
- Aumento dei prezzi e trasformazione delle attività commerciali locali in attività turistiche slegate dai bisogni delle popolazioni locali (spesso in età avanzata).
- Massificazione di strade e piazze che rende difficile la vita quotidiana dei residenti sia per quanto riguarda il rumore che l’accesso stesso allo spazio pubblico.
- Saturazione delle reti di trasporto pubblico.
- Alta dipendenza dell’economia locale dal settore turistico, con tendenza alla monocultura.
- Precarizzazione delle condizioni lavorative della popolazione, dato che i principali settori turistici (alberghiero, ristorazione, commercio) presentano spesso le peggiori condizioni di lavoro (salari bassi, lavoro in nero, esternalizzazione…).
- Alti tassi di inquinamento (aerei, navi da crociera, corriere…) e di residui dovuti soprattutto alla tendenza di consumare elevate quantità di prodotti usa e getta, caratteristica dell’industria turistica; uso massivo di risorse – acqua e territorio – e perdita del diritto a vivere in un ambiente sano.
- Uso smisurato e ampliamento costante delle infrastrutture (strade, porti, aeroporti, depuratori, impianti di dissalazione ) che sfigurano il territorio, provocano espropriazioni e impongono costi elevati alla popolazione residente. Questi processi provocano una forte competizione per il territorio in cui si perde l’accesso alle attività e ai servizi di base: lavoro, scuole, ospedali, ecc.
- Banalizzazione dell’ambiente urbano e naturale trasformato in parco tematico. Nel primo caso, assistiamo allo spoglio e alla vendita del patrimonio, nel secondo alla riduzione degli usi agricoli o di pesca. L’obiettivo comune è lo sfruttamento illimitato dell’ambiente dal punto di vista turistico.Di fronte a questi e altri conflitti, la popolazione locale ha iniziato a organizzarsi per difendere i suoi diritti sociali, primo fra tutti, il diritto a un alloggio dignitoso e accessibile e il diritto alla città. Il lavoro collettivo che nelle nostre città stiamo realizzando spesso comincia dalla messa in evidenza di questi conflitti e dall’acquisizione di una maggiore consapevolezza, passando per la critica al modello turistico e la denuncia delle sue conseguenze, e continuando con la proposta di vie alternative.
Esempi di queste ultime, sono la richiesta di imposizione di limiti all’industria turistica, la deturistificazione dell’economia della città, o la decrescita turistica accompagnata da politiche di stimolo di altre economie più eque dal punto di vista sociale e ambientale.
Il grado d’incidenza di questi problemi nelle diverse città non è affatto omogeneo, anzi molto variabile, giacchè spesso dipende direttamente dal grado di turistificazione che le colpisce. Così ci sono stadi più avanzati e gravi, ad esempio Venezia, Palma o Barcellona, dove è evidente la necessità di un cambio di modello e altre, come Valencia, Madrid o Lisbona che, nonostante si trovino immerse in rapidi processi di turistificazione, possono ancora aspirare a politiche di prevenzione o freno.
Su questi e altri argomenti, in queste e in altre città abbiamo trovato molti punti in comune, e logicamente abbiamo iniziato a pensare all’opportunità e necessità di creare una rete internazionale di città colpite dall’industria turistica.
L’obiettivo, oltre al supporto e al confronto reciproci, è di estendere questa lotta ad altre città e territori, creando una voce plurale e potente di critica al modello turistico attuale che si alzi dal Sud Europa. Questo manifesto è il primo passo per la internazionalizzazione della lotta alla turistifcazione delle città e dei territori, attraverso il quale continuiamo il dibattito, la riflessione e la mobilitazione comune.
L’Italia al momento partecipa solo con Venezia rappresentata dal collettivo OPA – Officina di Pensiero e Azione! Noi come festival sostenstiano assolutamente questo movimento e speriamo di poterlo portare anche a Bologna e nelle nostre 14 tappe d’Italia > Info
Blog IT.A.CÀ
Sonia Bregoli
Responsabile comunicazione festival
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!