Care amiche viaggiatrici e cari amici viaggiatori, oggi Silvia Lazzari, per il nostro blog, ha intervistato Gianfilippo Mignogna di Borghi Autentici d’Italia, rete fra territori dove protagoniste sono le persone e le comunità e che nel 2018 in concomitanza dell’anno nazionale del Cibo ha lanciato il progetto Comunità del Cibo buono e autentico.
L’associazione Borghi Autentici d’Italia nasce nel 2002 dall’intuizione di alcuni Sindaci di Piccoli Comuni e del direttore Maurizio Capelli. Negli anni l’associazione è cresciuta e si è trasformata in un’esperienza sempre più complessa ed articolata che, ad oggi, racchiude una rete di oltre 250 comuni e territori italiani che si aggregano per condividere progettualità, buone pratiche ed azioni di miglioramento dei paesi e soprattutto delle Comunità locali, il vero centro dell’azione di BAI.
L’obiettivo è sostenere e rappresentare l’Italia “minore” e nascosta, quella in gran parte ancora da scoprire, ricca di persone che non si arrendono e che ce la vogliono fare.
Perché Borghi Autentici d’Italia ha lanciato un progetto sul cibo? Ma soprattutto a chi si rivolge?
Il Mibact ed il Ministero delle Politiche Agricole hanno indetto per il 2018 l’anno del cibo italiano e Borghi Autentici non poteva non essere presente con delle proprie progettualità. Il progetto predisposto da BAI si rivolge a tutti i comuni soci e punta a valorizzare queste nostre destinazioni attraverso il racconto e la scoperta del cibo, del vino e dei sapori autentici di ogni luogo. Ad ogni piatto, infatti, è legata una storia, un’esperienza ed una comunità che vale la pena di conoscere.
Che valore ha il cibo in Italia?
Credo che il cibo sia un elemento importante per l’idea stessa di Paese che l’Italia dovrebbe tutelare ed affermare nel mondo. Oltre che rappresentare un pezzo significativo della produzione e del lavoro italiano, il nostro cibo è un grandissimo attrattore culturale, un patrimonio identitario di preservare e tutelare.
L’Italia è conosciuta come il paese del buon cibo…ma secondo te è davvero tutto così buono?
Ovviamente no. Come evidenziato da un recente studio di Coldiretti e della fondazione Symbola, i veri custodi dei prodotti tipici (e dunque autentici) italiani sono i Piccoli Comuni che però sono in grande difficoltà per problematiche di carattere generale che investono sostanzialmente il ruolo delle aree interne, delle zone alte, dei paesaggi rurali nell’ambito del Sistema Italia. La salvaguardia, tutela e promozione dei prodotti passa anche e soprattutto attraverso il sostegno alle popolazioni locali.
Si può parlare di cibo autentico e cibo non autentico?
Purtroppo si, soprattutto se si pensa alla grande distribuzione ed alla contraffazione del made in Italy che rappresenta un problema molto serio. La nostra esperienza, tuttavia, ci dice che è possibile scoprire cibi autentici partendo proprio dalla conoscenza dei luoghi e delle comunità locali.
Innamorarsi dell’Italia “piccola”, imparare ad apprezzare la lentezza e la vita di un piccolo borgo può riservare scoperte straordinarie anche dal punto di vista culinario. Scoperte, peraltro, che è possibile portarsi dietro nel viaggio o riassaporare in qualsiasi momento grazie, per esempio, ai Prodotti dai Borghi Autentici, il nostro portale e-commerce che commercializza le produzioni locali.
Come si potrebbe promuovere per renderlo sostenibile?
Si può fare innanzitutto attraverso un forte investimento sui territori e le comunità locali. Chi vive in piccoli comuni, chi opera in zone rurali e montane, chi con grande fatica porta avanti aziende agricole e zootecniche anche di piccola dimensione deve essere considerato importante. In secondo luogo punterei su educazione alimentare e mense scolastiche.
La mia esperienza da Sindaco, ad esempio, mi dice che è profondamente sbagliato considerare la mensa scolastica come un mero servizio pubblico da affidare mediante bando sulla scorta di criteri puramente economici o imprenditoriali che finiscono per favorire i grossi centri di ristorazione collettiva da migliaia di pasti al giorno. Le mense scolastiche, al contrario, dovrebbero essere a gestione locale e, per così dire, domestica, fondarsi sulle produzioni tipiche del posto e sulla stagionalità degli alimenti, non essere soggette ad una standardizzazione dal sapore vagamente industriale.
Che valenza ha rendere il 2018 l’anno del cibo in Italia? Pensi che possa servire anche a farci riflettere sui casi di sfruttamento lavorativo legati a questo settore?
Ha sicuramente un significato importante anche perché si inserisce in un percorso più ampio che ha visto il 2017 come l’anno dedicato ai Borghi ed il 2019 come l’anno della mobilità lenta. A ben vedere sono tutti temi collegati che descrivono, da angolazioni diverse, un’idea vera ed autentica di Paese, una ricerca dell’autenticità e della qualità della vita. Tutte questioni su cui l’Italia può essere imbattibile. Queste occasioni peraltro devono servire anche a riflettere sullo stato dei borghi, dell’alimentazione e della mobilità nel nostro Paese e favorire un confronto finalizzato anche a migliorare, come appunto nel caso del cibo, la qualità dei lavoratori del settore, specie quelli stagionali e precari.
Per info sul progetto: www.borghiautenticiditalia.it
Ringraziamo allora Gianfilippo Mignogna per averci parlato del valore dei piccoli comuni, di Borghi autentici d’Italia, ma soprattutto dell’importanza e della valenza del Cibo in Italia!
Come sempre auguriamo a tutti buon viaggio e anche buon appetito! 😀
Blog IT.A.CA
Silvia Lazzari
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