Sono Annalisa Spalazzi, la coordinatrice di IT.A.CÀ per la città di Rimini e stavolta “mi intervisto” per la rubrica “In viaggio verso IT.A.CÀ” dove vi voglio raccontare la mia esperienza. Vi parlerò di come per me il festival sia stato un trampolino di lancio per entrare nel mondo del lavoro e come oggi riesco ad occuparmi del coordinamento di realtà di primaria importanza sul territorio riminese.
Ma ogni storia ha un inizio. Che dire di me?
Nata in una piccola città, Ascoli Piceno, con il cuore Siciliano e il pragmatismo Marchigiano, ho preso da mia madre la forza di volontà e l’entusiasmo e da mio padre la passione per i progetti. Da sempre innamorata del mondo, curiosa e con una spinta vena polemica, vi direbbero di me che ho gli occhi che parlano da soli e che non ho peli sulla lingua. Che tutto sommato sono una ragazza dolce e sorridente, ma un po’ troppo impulsiva.
Sin da bambina ho voluto studiare le lingue straniere. In realtà, non perché mi piacesse studiarle, anzi, non mi è mai piaciuto molto. Piuttosto vedevo nelle lingue lo strumento fondamentale per comunicare davvero con gli altri. E ci tengo a sottolineare : non parlare, ma comunicare. Per comunicare devi conoscere la cultura, non solo le parole, devi capire perché le cose vengono dette in un certo modo. Io volevo viaggiare, conoscere persone e comunicare con loro, esprimermi e capirle. Così ho studiato inglese, francese, spagnolo e poi, durante l’università, i miei anni bolognesi sono stati strettamente legati al Giappone e alla lingua giapponese.. Economia, marketing, made in Italy e mercati asiatici. Doveva essere quello il mio percorso. E invece, al terzo anno, un corso universitario, ha cambiato tutto. Economia dello sviluppo.
Tutti i tasselli sono rientrati al loro posto. Avevo deciso: mi sarei occupata di sviluppo sostenibile, perché io un pochino quel mondo volevo cambiarlo e, in realtà, del Giappone mi era rimasto dentro l’approccio allo spirito e alla terra, che in qualche modo mi aveva cambiata indelebilmente. Ma quale direzione prendere?
Alla fine la strada è venuta da sola: portava a Rimini per studiare in un corso internazionale di management del turismo. Ricordo le lacrime nel lasciare Bologna e il pensare di andare nella città “delle discoteche, dove non c’è nulla, dove sarei scappata ogni volta che potevo”.
Poi lo shock. Rimini mi è entrata nel cuore.
Bella, piena di angoli meravigliosi. L’accoglienza nella cultura di ognuno e una città sorridente. Una città da scoprire. Per me aveva il gusto dell’esotico e dell’inatteso.
Ma come sono arrivata proprio ad IT.A.CÀ?
Arrivando al turismo partendo dalla sostenibilità e dallo sviluppo del territorio, il mio approccio è stato sempre un po’ “visionario” e avevo bisogno di stimoli per colmare la mia ricerca.
La mia vita professionale di lì in poi è stata la composizione di un puzzle, il più possibile veritiero di ciò che avrei voluto essere. Solo che i pezzi sono davvero tanti, alcuni piccoli, alcuni grandi. Alcuni fatti di esperienze, altri di sensazioni. Ma uno ad uno mi hanno portato verso IT.A.CÀ.
Due anni fa, tornata dal mio Erasmus a Parigi nel mese di giugno, mi sono fiondata al convegno di IT.A.CÀ a Bologna. Questo festival, dal nome che richiamava Ulisse e con quel logo che nei piedi metteva il mondo, mi incuriosiva tantissimo. Lì ho visto anche la professoressa Mariotti. Il suo approccio al turismo mi colpì così tanto che avevo già deciso di chiedere a lei la tesi di laurea. Volevo analizzare i temi della sostenibilità e del turismo e, in particolare, il tema della rete territoriale per lo sviluppo locale. Ma non avevo pensato ad IT.A.CÀ. Quando poi lei mi propose di analizzare l’impatto del festival, il mio viaggio è iniziato.
Quel progetto di tesi si è trasformato in un percorso di vita. Ho conosciuto Pierluigi Musarò e Sonia Bregoli i quali, entusiasti del mio progetto, mi hanno accolta nella “famiglia” di IT.A.CÀ. Ho iniziato ad occuparmi del blog con interviste ai travel blogger, mi sono approcciata al fundraising, ma sopratutto ho coordinato i partner per la città di Rimini e organizzato gli eventi sul territorio. La fiducia che mi è stata data, con la mia poca esperienza e la paura di sbagliare, ha fatto sì che il mio carico di responsabilità fosse riempito di entusiasmo.
È stata una sfida, fatta di successi e di errori, ma un risultato ricco di soddisfazioni e tanta voglia di migliorarsi. Con i partner volevamo far uscire l’Università sul territorio a Rimini ed incontrare chi ci lavora. Volevamo che il “mare” comunicasse di più con il centro storico e con l’entroterra, e ci siamo riusciti. Abbiamo gettato le basi per un progetto ancora più dettagliato e organizzato che porteremo avanti in questa edizione.
E questa storia, con il lavoro nel turismo responsabile, cosa c’entra?
Beh, questa esperienza con IT.A.CÀ mi ha gettata in un mondo fatto di realtà positive, nel lato buono di tutta la negatività che circonda noi giovani che ci approcciamo al lavoro. Mi ha fatto conoscere persone che lavorano per passione, per ideali, mettendoci creatività e volontà. Persone che avevano enormi opportunità altrove o che, semplicemente, si sono messe in gioco per inseguire quello che davvero volevano essere. Perché è così: dietro IT.A.CÀ c’è un mondo di relazioni, fatto di un tessuto sociale innovativo, un laboratorio di nuove esperienze che trasuda creatività.
E in questa rete ho avuto modo di lavorare fianco a fianco con AITR e i suoi associati e partecipare attivamente al forum annuale con una ricerca. Ho potuto lavorare come insegnante di un gruppo di Mauriziani venuti in Italia a fare formazione per sviluppare forme turismo sostenibile nelle loro isole con CEFAL. Ho lavorato per gli Economisti Associati in un progetto di valutazione per la Banca di Sviluppo Africana sulla riduzione di povertà in Tanzania. L’esperienza che ho maturato seguendo IT.A.CÀ mi ha permesso di suscitare la curiosità nella Regione Marche, dove il mio tirocinio è stato concentrato sul tema del turismo sostenibile a livello di destinazione. Ma sopratutto, è stato un trampolino di lancio per lavorare oggi al Centro di Studi Avanzati sul Turismo (CAST) e occuparmi della ricerca nel turismo in quelle sfaccettature che io avevo deciso essere la mia strada. Una strada faticosa e che sto costruendo passo per passo, grazie al supporto delle persone che credono in me e che l’esperienza me la stanno facendo costruire sul campo.
E chi sono oggi io per IT.A.CÀ?
Oggi, coordino il festival per Rimini come membro del CAST, e seguo gli eventi che si realizzeranno tra il 18 ed il 22 maggio, affiancata da più di 20 realtà importantissime sul territorio. Ogni giorno faccio nuove scoperte, sia a livello umano che di territorio, e avrò modo di condividere grazie al festival a maggio.
Avrò modo di mostrare che Rimini è molto più di una meta di turismo di massa superata, ma che anzi è una destinazione che sa sempre re-inventarsi ed è stata – ed è – all’avanguardia nell’innovazione. Insieme ai partner, faremo vedere anche che la spiaggia “è viva” e vuole rinnovarsi e sa che deve farlo verso la sostenibilità e che non può dimenticare il grande valore artistico e culturale del suo centro storico, con cui sta imparando a comunicare. Mostreremo l’entroterra riminese con assaggi di viaggi lenti tra la Valmarecchia e la Valconca, ma anche l’approccio alla mobilità sostenibile e alla cooperazione internazionale. Scopriremo le opportunità di lavoro nel turismo responsabile e nella cultura, attraverso le parole di chi nel settore ci lavora e ci investe.
Il tutto sarà legato dal tema della FORMAZIONE: l’evento inteso come momento di formazione informale.
Perché ci sono molti mondi che camminano in una stessa città, ma che spesso non si conoscono e non comunicano. Con IT.A.CÀ noi li facciamo dialogare e, in un’unica voce, parliamo di una città conosciuta, ma che conserva ancora il fascino della scoperta. Mostriamo la città con nuovi occhi, per trovarci l’esotico, riscoprire una nuova “casa”.
Ho iniziato il mio percorso professionale perché da grande voglio essere destination manager e occuparmi della valorizzazione territoriale e del
turismo responsabile come fonte di sviluppo. L’obiettivo è chiaro, la strada faticosa e fatta di momenti di entusiasmo alternati a momenti di scoraggiamento. Tuttavia, mi sono messa “in viaggio” e, con IT.A.CÀ si sa, non conta tanto la meta, quanto come ci si mette in cammino.
Un grazie a tutte le persone che ci sono dietro al festival per aver contribuito ad iniziare questo percorso. Non so dove mi porterà e non so se funzionerà, ma so che intanto ho la possibilità di percorrerlo.
Sperando la mia storia sia un messaggio positivo per quei ragazzi che come me, scoraggiati dalla negatività che ci viene buttata addosso da questa società un po’ marcia, riescano a credere ancora che il lavoro non solo può esserci, ma può essere creato e può dare ancora soddisfazioni, soprattutto per noi, che nella difficoltà dobbiamo essere il motore del cambiamento.
Io intanto vi aspetto a Rimini, per inaugurare la prima tappa di IT.A.CÀ 2016, per stupirvi con il fermento che solo una capitale del turismo come questa può offrire.
“Itaca t’ha donato il bel viaggio.
Senza di lei non ti mettevi in via.
Nulla ha da darti piú.
E se la troverai povera, Itaca non t’ha illuso.
Reduce così saggio, così esperto,
avrai capito che vuol dire un’ Itaca.”
Annalisa Spalazzi
Coordinatrice Festival IT.A.CÀ – Rimini
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