Oggi per la nostra rubrica “In viaggio verso IT.A.CÀ” vogliamo raccontarvi della Festa di Teatro Eco Logico realizzato nella magnifica isola di Stromboli in Sicilia: un incontro di teatro, danza e musica realizzato completamente senza l’uso di corrente elettrica, in modo da godere delle voci della natura. Riteniamo che la filosofia di fondo con cui è nata questa kermesse corrisponda a quella di IT.A.CÀ e siamo così andati a conoscerli. Per l’occasione abbiamo intervistato Alessandro Fabrizi, direttore artistico del festival.
Da dove nasce e perchè l’idea di realizzare questo festival?
La Festa di Teatro Eco Logico a Stromboli nasce in tanti momenti e in luoghi diversi nel tempo. Ma se provo a mettere in fila la sequenza di esperienze che ci ha portati all’edizione zero del 2013 e alla prossima, del 2016, la storia è, più o meno, questa. Nel 2005 ci radunammo in un gruppo di attori provenienti da diverse parti del mondo (Stati Uniti, Belgio, Inghilterra, Francia, Italia…) per passare 4 settimane ad esplorare la “voce naturale” con Kristin Linklater. Alla fine del seminario (di cui è testimonianza un documentario chiamato “Giving Voice”) presentammo al pubblico dell’isola 7 storie dalle “Metamorfosi” di Ovidio. Senza effetti luce e senza amplificazione.
Per me, che curavo la regia dell’evento, fu una grande sorpresa scoprire quanta ricchezza si sprigionava in quella povertà, quanta energia si liberava rinunciando all’energia elettrica, quanto interesse mi aveva stimolato concentrarmi sulla presenza viva dell’attore in scena, senza orpelli. Alcuni anni dopo si è formato, nell’ambito del mio insegnamento del Metodo Linklater in Italia, un piccolo gruppo di lavoro, chiamato fluidonumero9, per portare avanti un esperimento di teatro “A spina staccata” in vari luoghi in giro per l’Italia. Presentavamo una riduzione del Sogno di una notte d’Estate di Shakespeare: “Gli Innamorati del Sogno”.
Ci abbiamo preso gusto: era una gran bella avventura trovarsi sempre a dover rispondere a un nuovo spazio, a ridisporre ingressi e fuochi sulla “scena” in modo sempre nuovo, in dialogo con lo spazio che trovavamo, di volta in volta. Da qui, avendo negli anni continuato a organizzare seminari di “voce naturale” a Stromboli, a Leonardo Gambardella, Tommaso Capodanno e me è venuta voglia di aprire questo spazio di sperimentazione a colleghi ed amici, ad altri artisti della performance: musicisti, scrittori, danzatori… Il primo a buttarsi con noi in questa avventura è stato Hossein Taheri, che oltre ad essere un meraviglioso attore e regista è un indaffaratissimo light designer. Hossein ha intuito la grande potenzialità creativa insita nella rinuncia alla corrente elettrica per la performance e adesso è codirettore artistico della Festa.
Al di là dei fatti, credo che la Festa nasca da una profonda esigenza di reinventare l’incontro dal vivo a partire dalla sua essenza e di misurarsi con l’altro che è la Natura, il mondo: non azzittire il vento con i decibel, per esempio, ma dal vento lasciarsi disturbare…. L’inquinamento di cui siamo vittime è infatti anche visivo e acustico, e un uso “imprescindibile” del microfono, per esempio, è una grande forma di inquinamento.
Sono per voi i festival motori di cultura per la società? Si può sensibilizzare attraverso un festival l’opinione pubblica su certe tematiche?
Ci crediamo, dobbiamo crederci. Altrimenti non cercheremmo così appassionatamente, ogni anno, di dare questa Festa. Cos’è un festival – nel nostro caso, una Festa? È un’occasione per creare comunità. Una comunità (con tutte le belle parole che echeggia: comunicazione, comunione, comune, bene comune) si crea attraverso esperienze condivise. In questo momento storico, la Festa si offre come un polmone per respirare insieme l’emozione dell’arte in mezzo alla natura. E senza filtri osservarne l’incontro scontro, l’eterno conflitto e amore tra Arte e Natura, uomo e paesaggio, parola gesto suono e ambiente.
Può essere un festival un mezzo per alimentare l’economia locale/nazionale, creando posti di lavoro?
Certo. Non tanto per noi, in questo caso, che al momento offriamo gratuitamente il nostro lavoro professionale alla Festa, ma per il turismo locale, per le attività locali. Senz’altro. E può essere anche un modo di stimolare un turismo di approfondimento, mescolando arte e natura. Un’alternativa al turismo “usa e getta”. Il nostro obiettivo è che nel tempo si trovino i fondi e il sostegno necessario per creare lavoro anche per chi organizza la Festa. Un lavoro che richiede tempo, dedizione, sensibilità, qualificazione professionale e creatività. Se la Festa crescerà, potrà farlo soltanto diventando occasione di lavoro retribuito per le persone che ne cureranno lo sviluppo.
Quali difficoltà riscontrate nella realizzazione di un evento del genere? C’è un riconoscimento da parte delle istituzioni locali?
Ogni cosa nuova ha bisogno di una gestazione, noi stessi stiamo ogni anno creando la Festa, capendo in che direzione va, cosa è, cosa può offrire alla comunità, come si può sviluppare. Le difficoltà – tante e diverse – le cogliamo come stimoli. La Festa è una “creatura” da crescere, indirizzandola e contemporaneamente ascoltandola. Così alcune strutture locali si sono immediatamente buttate con noi, in questo ascolto, offrendo generosamente alloggi e altri servizi. Le istituzioni sono state generose con patrocini e incoraggiamenti. Ma quali istituzioni hanno oggi in Italia soldi per la cultura?
Ringraziamo Alessandro Fabrizi per averci raccontato la storia di questo bellissimo festival di cui invitiamo tutti voi, se sarete in vacanza a Stromboli, di partecipare e andarlo a conoscere.
Grazie per l’attenzione e come sempre buon viaggio 😉
Rubrica “In viaggio verso IT.A.CÀ”
Alice Isaac
A.I.T.R – Associazione Italiana Turismo Responsabile
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