CANTIERI MOBILI DI STORIA – La cura della storia e delle memorie in ogni paese | Intervista a Paolo Coppari

Carissimi amici viaggiatori e amiche viaggiatrici. Oggi vogliamo affrontare con voi un tema molto delicato e importante che sempre accompagnerà tutti noi nel corso degli anni poiché legato alla natura geologica del nostro Paese: la sismicità della penisola italiana. In particolare, l’intervista di oggi la dedichiamo alla tappa IT.A.CÀ Parco Nazionale dei Monti Sibillini, coordinata da C.A.S.A – Cosa Accade Se Abitiamo, e alla sua comunità che nel 2016 e 2017 ha vissuto la ben nota sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso e che da quel momento si è ricostruita passo dopo passo, mano nella mano.

Cantieri Mobili di Storia (clicca per saperne di più)

Qui con noi abbiamo Paolo Coppari, Vicepresidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età Contemporanea “Mario Morbiducci” di Macerata, nonché coordinatore dei Cantieri Mobili di Storia.

Paolo Coppari

Ciao Paolo, iniziamo dalle presentazioni. Parlaci un po’ di te, della tua storia.

Con piacere Aurora. Come docente, ho dedicato energie e attenzione all’insegnamento della storia, allo studio dei suoi usi pubblici e alle attività di formazione in questo ambito. Dopo un lungo periodo di insegnamento nella scuola secondaria, sono stato chiamato a presiedere l’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Macerata nel 2016, l’anno dei terribili sismi nelle nostre terre appenniniche. Fin da subito ci siamo posti domande di una grande e terribile semplicità: A che cosa può servire la Storia in un paese devastato dal terremoto? Che cosa possiamo dire e dare agli sfollati, a chi ha perso la casa e il lavoro, le aule e la scuola? È da queste domande che è nato il progetto dei Cantieri Mobili di Storia.

Paolo Coppari ospite durante la tappa di I.TA.CÁ Monti Sibillini

CANTIERI MOBILI DI STORIA, già dal nome si capisce che parliamo di un progetto importante e allo stesso tempo curioso. Di cosa si tratta?

Nel periodo più critico del post-terremoto un gruppo di storici e studiosi ha cominciato a incontrarsi periodicamente con le comunità, non per portare aiuti o generi di prima necessità, ma per parlare di argomenti e temi del loro passato, legati alla storia socio-economica dei propri paesi. Gli incontri (che spesso si tenevano in tensostrutture o in sistemazioni provvisorie) non si limitavano allo studio del passato, ma volevano fornire spunti e materiali di riflessione per orientarsi nelle urgenze del presente. Una Storia itinerante e dalla forte valenza civile che si è via via confrontata con una molteplicità di problemi: da quelli del lavoro, alla manutenzione e cura del territorio; dai giovani in agricoltura e nella pastorizia alla ricostruzione delle scuole. Questi sono stati e continuano ad essere i Cantieri Mobili di Storia (CSM).

Qual è l’obiettivo del progetto?

In questi anni i CMS hanno organizzato incontri e iniziative, moltiplicando la rete di contatti con associazioni e comunità delle aree interne non solo del maceratese e marchigiane, ma anche di altre realtà regionali. Inevitabilmente il progetto ha dovuto e saputo rinnovarsi, arricchendosi di nuovi apporti e stimoli, anche se è rimasto immutato l’obiettivo di fondo, vale a dire mettere in sicurezza e prendersi cura della storia e delle memorie di ogni paese, anche del più piccolo: la produzione di memoria è un bene pubblico che appartiene alla comunità e non può, anzi non deve andare disperso. Narrare e ricordare è un atto intimopoetico ma, nello stesso tempo, pubblico e politico, perché serve a rafforzare il senso di fiducia e di appartenenza a un territorio, ai suoi saperi e ai suoi valori; a ricostruirne l’identità.

In che modo viene coinvolta la comunità locale, e non solo?

Non esiste una ricetta valida per tutte le situazioni; posso soltanto dire che nelle varie realtà in cui operiamo, abbiamo sempre cercato di sperimentare modalità di costruzione attiva e partecipata della memoria, per dare la possibilità alle comunità di raccontarsi con forme e modalità autonomamente scelte, senza essere raccontate dagli altri. Negli ultimi tempi sono nate (e stanno nascendo) in alcune comunità dell’entroterra maceratese associazioni e gruppi di ricerca (anche in ambito scolastico) che, pur operando autonomamente, dialogano costantemente con i Cantieri Mobili di Storia a cui chiedono un supporto storico, metodologico e buone pratiche: un’interazione molto stimolante tra le iniziative delle associazioni territoriali e l’impegno dei Cantieri per fornire loro, insieme alle conoscenze storiche, competenze e strumenti di lavoro per operare con crescente consapevolezza nel recupero e nella valorizzazione delle storie locali e per aprirsi ad esperienze di altri territori.

Madonna della Valle lungo il sentiero del progetto B.A.C.C.A. Camporotondo – Cessapalombo

Come vedi il futuro delle aree interne maceratesi e delle sue comunità appenniniche?

I dati di questi giorni sullo stato di avanzamento della ricostruzione, lentissima e piena di battute di arresto, e quelli sull’andamento demografico di queste zone ci consegnano un’immagine sconfortante e – apparentemente – priva di speranza per il loro futuro. Senza cadere in facili, quanto ingenui ottimismi, i CMS sono convinti che vada cambiata la chiave interpretativa delle nostre aree interne e montane. L’immagine ricorrente degli Appennini è quella di un mondo statico, poco produttivo, fragile e marginale. In realtà le zone interne producono già da anni esperienze di innovazione sociale e produttiva; nuovi stili di vita e una più consapevole cura delle tradizioni, dei valori e delle culture comunitarie. Ce lo ricordano molti studiosi che ci invitano a scommettere sulle tante potenzialità delle terre appenniniche, valide anche per gli altri territori, compresi quelli urbani.

 

Curiosità:
I Cantieri Mobili di Storia in collaborazione con la Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari hanno curato il progetto “Scrivere per Ricostruire” con la raccolta di biografie di comunità e l’attivazione di laboratori di scrittura autobiografica nelle aree del sisma. Ne sono nati due libri, entrambi pubblicati nel 2022:

Quando arriva primavera. Biografie e storie di comunità negli Appennini del doposisma, a cura di Chiara Caporicci, Paolo Coppari, Silvana Nobili, affinità elettive, Ancona 2022 (introduzione di Franco Arminio, prefazione di Pietro Clemente)

 

Nelle mie montagne che cambiano ogni giorno. Autobiografia di comunità dell’Alto Nera, a cura di Paolo Coppari e Antonietta Petetti, Zefiro, Fermo 2022 (introduzione di Neri Marcorè).

 

 

Ringraziamo Paolo per questa chiacchierata molto interessante e stimolante con cui abbiamo scoperto Cantieri Mobili di Storia, un progetto marchigiano che ha come focus la tutela e la valorizzazione della storia e delle memorie dei territori e delle sue comunità attraverso il dialogo e il confronto. 

Blog IT.A.CÀ
Aurora E. Ferrari
Collaboratrice comunicazione nazionale IT.A.CÀ
Responsabile comunicazione Tappa Spilamberto –Valle Panaro
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