Il Festival del turismo responsabile è un contenitore di esperienze ed anche di incontri con la gente che vive luoghi poco conosciuti, lì dove c’è ancora autenticità e un sentire comune di appartenenza al territorio. L’incontro che raccontiamo oggi è tra un gruppo di viaggiatori e gli abitanti dell’agro di Monzuno lungo un itinerario ad anello dal titolo Storie tra il Savena e il setta, storie tra due fiumi – dentro e fuori la via degli Dei che si è tenuto il 17 Settembre scorso. Si tratta di uno degli appuntamenti all’interno della Tappa Bologna dal 15 settembre e al 15 ottobre il cui obiettivo è la promozione di un turismo responsabile e inclusivo che ha visto la partecipazione di circa venti viaggiatori e che ha contato quattro tappe lungo il percorso.
La prima tappa è stata al Rifugio Acatù gestito da una coppia di giovani ragazzi che hanno deciso di trasferirsi in questo angolo di Appennino per dare ospitalità ai viandanti della non lontana Via degli Dei. Dopo una squisita colazione il sorriso di Eugenia ha dato il benvenuto ai viaggiatori con la spiegazione del territorio che si accingevano a visitare: si tratta del primo tratto dell’Appennino Bolognese racchiuso tra due valli nonché fondali dei fiumi Savena e Reno un tempo fortemente abitati perché luoghi di lavoro e quindi importanti per l’economia locale.
Eugenia è la responsabile della Cooperativa Madreselva il cui scopo è l’educazione ambientale e la tutela del territorio dell’Appennino. Lei e una coppia di musicisti saranno ad accompagnare il gruppo di viaggiatori e insieme vivranno momenti di condivisione, scoperta e musica! La musica che veniva ascoltata dalla gente che viveva tra gli Appennini, con ritornelli e filastrocche popolari che allietavano i momenti in cui non si lavorava nonché le feste legate al susseguirsi delle stagioni.
Come nelle vecchie serenate la band Fragole e Tempesta ha suonato musica d’altri tempi, a capo del gruppo da una tappa all’altra allietando il vicinato che non mancava ad affacciarsi dai balconi e ad accorrere in strada con sorrisi e calorosi saluti. In questa domenica di festa tutti erano sereni e alla ricerca di un fare che la vita quotidiana non ha tempo di assaporare.
Nel frattempo scorreva il paesaggio tra piccoli boschi, campi messi a coltura e radure e quando i viandanti raggiungevano un piccolo spazio all’ombra degli alberi, l’occasione era ghiotta per prendere ristoro dalla calura e per ascoltare qualche storia narrata da Caterina, una simpaticissima signora di Monzuono. Tutte storie di credenze, usi e costumi ma anche di insegnamenti che la saggezza popolare tramandava da padre in figlio.
Poi i viandanti hanno fatto sosta in una strada dove c’è un murales dipinto da Duilio un abitante di questa campagna che si impegna attivamente nella protezione e salvaguardia delle strade battute sopratutto dai viandanti della Via degli Dei. Questo signore ha spiegato come l’arte può essere motivo di attrazione e di come si può ben integrare in un contesto campestre: ogni sforzo fatto in tal senso è motivo di orgoglio per lui ossia l’artista e motivo di ammirare bellezza per chi frequenta il bosco.
Il cammino ha attraversato un bosco di castagni che purtroppo, ad oggi, se ne contano sempre meno. La produzione di castagne era uno dei focus principali dell’economia dei secoli scorsi come ha raccontato una delle responsabili della Cooperativa Madreselva: infatti la farina di castagne e la trasformazione in prodotti da forno era il primo sostentamento dei contadini che popolavano questo territorio.
L’appetito si faceva sentire e, ad attenderli c’è stato un rinfresco con degustazione dei formaggi prodotti dall’azienda agricola Collina. Adagiata su una dolce collina i proprietari di questa piccola fattoria hanno raccontato la storia della attività che dalla produzione di latte si è trasformata negli anni in un vero e proprio caseificio. Sono anche loro sentinelle di questo posto perché ormai da anni abitano qui e oggi sono anche protagonisti di questo itinerario.
L’ultima tappa è quella che i viaggiatori meno si aspettavano da un tour così ricco e pieno di storie: questa è la volta alla visita a casa di una famiglia che ha ereditato un saper fare dal nonno che di mestiere faceva il capo cantiere. Ebbene sì, nell’arco di una generazione la casa di proprietà di questa famiglia ha disegnato e realizzato l’interno di quest’abitazione privata con stili e ornamenti del tutto singolari! Ad accogliere il gruppo è il nipote che racconta come pietre, capitelli e finiture sono state costruite e installate su ogni parete della casa non solo dal nonno ma anche gli zii. Oggi questo posto accoglie turisti e il suo nome, non a caso è la Dimora dei folletti.
La conclusione di questa splendida giornata è un aperitivo rigenerante al rifugio Acatù allietato da balli e danze popolari con l’intrattenimento dei ragazzi Fragole e tempesta!
Con questo itinerario il festival IT.A.CÀ gli ospiti sono diventati dei veri e propri cittadini momentanei di Monzuno, hanno potuto vivere storie vecchie e contemporanee, lasciando il quotidiano ed immergendosi in una dimensione che avvolge tutti i sensi.
Tutto questo è stato possibile grazie alla collaborazione di tutti gli attori di cui si è raccontato. Vi aspettiamo per le prossime avventure assieme e vi ricordiamo di seguirci..
Blog IT.A.CÀ
Rossella Martino
Volontaria Comunicazione
Tappa IT.A.CÀ Bologna
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