RIPENSARE I LUOGHI DELL’ABITARE | INTERVISTA A LUANA GUGLIOTTA

Cari amici viaggiatori e amiche viaggiatrici, oggi abbiamo l’opportunità di riflettere sul rapporto tra sostenibilità, cultura, architettura e accessibilità grazie all’architetto Luana Gugliotta, che abbiamo intervistato per il nostro blog. 

Itacà | Luana Gugliotta | Intervista a Luana Gugliotta

Luana Gugliotta

Luana collabora con lo studio Case Falavino Architettura,  ed è membro della Commissione Cultura dell’Ordine degli Architetti di Bologna. Quest’anno Luana ha scelto di collaborare con IT.A.CÀ perché le interessa sperimentare una città inclusiva, sostenibile e a scala umana: un interesse e un impegno non solo professionali ma anche personali, come ci racconta in quest’intervista. Gli eventi pensati assieme sono una rassegna di itinerari chiamata Paesaggi Urbani Vol 1 [25 giugno | programma],  Vol 2 [ 27 giugno | programma]  e Vol 3 [23 luglio | programma] che coinvolge tre aree periferiche della città di Bologna: Savena – San Lazzaro; Pilastro – Zona Roveri e Porto/Saragozza – Barca.

Architettura e cultura appaiono centrali nella tua professione. Secondo te, in che modo questi due settori sono connessi e come si esprime la loro connessione nel tuo lavoro? 

Coltivare un’idea, una passione credo sia fondamentale nel mestiere di architetto e non solo: è il motore che alimenta la progettualità. L’architettura come disciplina nasce dall’unione tra cultura tecnica e cultura umanistica, trova i suoi riferimenti nella musica, nell’arte, nella fotografia, nel cinema, nella letteratura, e allo stesso tempo deve confrontarsi con gli aspetti sociali, tecnici, ingegneristici, normativi. Ho sempre in mente una delle prime lezioni del corso di progettazione del primo anno di Università tenuta da Luigi Snozzi, scomparso purtroppo da pochi mesi. Ci consigliò la “Poetica della musica” di Igor Strawinsky, descrivendolo come il più bel libro di architettura. E in effetti lo era: parlava di composizione, matematica, precisione, spazio e tempo. Architettura.

Itacà | Opera di Luana Gugliotta

Quartiere INA CASA “Barca”

Quando hai conosciuto il Festival IT.A.CÀ, quali sono gli aspetti che ti hanno colpita o interessata di più? Se hai già frequentato il Festival in passato, ci sono attività o iniziative della tappa bolognese che per te solitamente sono un must-do?

Ho conosciuto il Festival attraverso alcune mostre di reportage fotografico organizzate da due associazioni di amici fotografi (Tempo e Diaframma e Terzo Tropico) nelle scorse edizioni. Reportage spesso incentrati sul tema del viaggio e sulle problematiche sociali che documentano luoghi e culture differenti. Trovo molte similitudini con i temi sollevati dal Festival IT.A.CÀ. Mi piace l’idea di un turismo che non sia il solito turismo di massa, ma attento agli aspetti sociali delle comunità e capace di sensibilizzare le persone, ponendo attenzione alle piccole cose che un luogo offre. A volte è bello esplorare la città e il paesaggio anche senza itinerari obbligati ma scoprendo il territorio percorrendolo, quasi lasciandosi andare alla libertà di una “deriva” guidata non da ciò che si conosce già, ma da quello che si vede intorno. 

Itacà | Intervista a Luana Gugliotta

Campi agricoli verso il quartiere Pilastro

Quest’anno la rete IT.A.CÀ si è posta l’obiettivo dell’accessibilità, intesa come inclusività e attesa accogliente di qualsiasi diversità. Sicuramente questo è un tema che riguarda da vicino la tua professione di architetto: che cos’è per te l’accessibilità? Come può essere concretizzata nell’organizzazione di eventi?

Uno spazio accessibile è uno spazio che non ammette differenze.  Nella pratica professionale si rischia spesso di minimizzare il tema considerandolo solo un esercizio normativo senza pensare alla realtà delle situazioni. Ho scelto di collaborare con il Festival anche per avvicinarmi a questo contesto, per sperimentare una città a scala umana ed inclusiva. L’obiettivo è rendere l’architettura “disponibile” verso gli altri perché, citando una frase di Giancarlo De Carlo, «se l’architettura abbandonerà le posizioni autoritarie che oggi tiene e passerà dalla parte della gente, la gente difenderà l’architettura».

Un altro pilastro del Festival è la sostenibilità, sia ambientale che sociale. Secondo te in che modo gli architetti possono contribuire alla promozione della sostenibilità? 

Sul concetto di sostenibilità si fa in fretta a generalizzare data la complessità del tema. Prendendo ad esempio una piccola porzione del contesto, se si pensa agli aspetti strettamente tecnici di un edificio, non basta rivestire una facciata con un involucro per potere dire che si è sostenibili. Di un materiale è importante conoscere tutto il suo ciclo di vita: “from the cradle to the grave”, dalla culla alla tomba.

Itacà | Intervista a Luana Gugliotta

Quartiere INA CASA “Borgo Panigale”

Il prodotto finale può anche essere efficiente dal punto di vista energetico, ma quanta energia serve per la sua produzione e per il suo trasporto? Credo sia giusto considerare tutti gli aspetti coinvolti in ciò che viene definito sostenibile: economici, sociali ed ambientali. Penso alle comunità ortive nate a Bologna intorno agli anni Ottanta in centro e in periferia, luoghi di aggregazione dove lo spazio privato dell’orto diventa pubblico e condiviso con altri vicini, contribuendo così a coltivare non solo la terra ma anche la socialità e il benessere collettivo.

Un’ultima domanda riguarda il tema dell’edizione del Festival di quest’anno, il diritto di respirare: a cosa ti fa pensare?

Vivo a Bologna da un po’ di anni, prima di stabilirmi qui ho frequentato la città per seguire dei corsi di QiGong, una disciplina orientale che si basa su un concetto di controllo del respiro, ad ogni passo, ad ogni movimento, per prendere coscienza di sé stessi. Abbiamo trascorso un periodo nel quale bastava un attimo per compromettere o addirittura perdere la capacità di respirare. L’architettura gioca un ruolo fondamentale in questo contesto, è lo spazio nel quale viviamo, uno spazio che con la pandemia ha reso evidenti tutti i suoi limiti. Al di là degli slogan, questo è probabilmente il momento di ripensare i luoghi dell’abitare: il giardino o una terrazza come spazi più ambiti della casa, un parco pubblico come lo spazio più ambito della città.

Ringraziamo Luana per aver affrontato in maniera così aperta e stimolante dei temi che, come sappiamo, sono centrali nella filosofia e nelle pratiche di IT.A.CÀ. Chi volesse approfondire il lavoro di Luana (e seguirla nei suoi viaggi!) può farlo attraverso il suo profilo Flickr.

Partite in viaggio con noi per la 13 edizione della tappa di Bologna – consulta il programma e iscriviti all’evento che preferisci!
Buon viaggio come sempre! 😊 

Blog IT.A.CÀ
Maria Chiara Cantelmo
Tirocinio A.I.T.R

Maria Chiara Cantelmo in foto tappa itaca bologna

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