Cari amici viaggiatori e amiche viaggiatrici oggi nel nostro blog siamo in compagnia di Luigi Mingrone e Roberta De Gregorio co-organizzatori della tappa di Acerra – Campania Felix per l’associazione Napoli in Vita che è entrata in questa particolare edizione 2020! Luigi e Roberta insieme a tanti altri collaboratori sono degli attivisti, che amano la loro terra e vogliono riscattarla per raccontarla al di là dell’etichetta Terra dei Fuochi, nonché causa di processi mafiosi e criminali legati allo smaltimento illegale dei rifiuti.
Quali fattori hanno determinato l’appellativo “terra dei fuochi” nel vostro territorio? Come pensate di restituire il toponimo “Campania Felix”?
L’incredibile fertilità del suolo di origine vulcanica, e l’ottima qualità dei prodotti coltivati nella grande pianura tra le provincie di Napoli e di Caserta, rendono nota da sempre, questa parte di Italia col nome di Campania Felix. Toponimo offuscato, negli ultimi anni, da una reputazione in contrasto con la sua illustre tradizione. Dagli anni 2000 si parla di “Terra dei fuochi”, facendo riferimento agli interessi delle organizzazioni criminali che hanno, in questa zona, smaltito illegalmente rifiuti – anche tossici – provenienti da tutta Italia.
Rifiuti spesso sotterrati o bruciati in roghi. Una situazione che è andata ad aggiungersi, ed intrecciarsi, alla già complicata gestione dei rifiuti in Campania da parte delle Istituzioni. L’eco che questo contesto ha prodotto, attraverso la stampa e la televisione, ha assestato un grave colpo all’economia locale basata per lo più sulla produzione agroalimentare, sull’allevamento ovino e bufalino e sull’industria casearia. Quello che non tutti sanno, e che numerosi e attendibili studi sul tema hanno ampiamente dimostrato, è che solo il 3 per cento della produzione agroalimentare dell’area è compromesso dall’inquinamento. L’emergenza rifiuti e i roghi, non sono riusciti ad incidere sulla qualità dei prodotti. La pianura che si estende all’ombra del Vesuvio può ancora, e a buon diritto, definirsi Campania Felix. Noi desideriamo gridarlo a gran voce.
In che modo avete messo in relazione (o metterete) gli interessi di un territorio così complesso con il tema di quest’anno del nostro festival, la “Biodiversità”?
La tappa Acerra – Campania Felix ha soprattutto voluto sottolineare la presenza sul nostro territorio di un tessuto produttivo “resistente”, che ha voglia di investire sul rispetto delle tradizioni e sulla sostenibilità ambientale. Abbiamo raccontato una terra la cui vocazione agricola e di allevamento è spesso ancorata a tradizioni antiche, tipiche ed a volte esclusive di questa zona. In riferimento alla storia più recente abbiamo, però, anche colto l’occasione per distinguere, provocatoriamente, tra due “specie umane”: quella di chi vuole sfruttare il territorio e quella di chi invece il territorio ce l’ha a cuore.
Attraverso il turismo responsabile puntiamo a promuovere la Campania Felix proprio in virtù della sua biodiversità, sotto tutti i punti di vista (ambientale, agroalimentare, vitivinicolo, ma anche socio culturale e generazionale).
Che obiettivi vi siete posti e avete posto ai partecipanti di queste due giornate?
Innanzitutto abbiamo dato ai partecipanti un’occasione in più per riscoprire il territorio con uno sguardo diverso. Li abbiamo inoltre invitati ad essere parte attiva e testimoni del processo di cambiamento e di riscatto che queste terre stanno vivendo.
Che impatto pensate di avere sul pensiero comune in questo periodo storico che stiamo attraversando? Cosa/come volete promuovere e trasmettere agli abitanti di questa terra molto particolare?
Siamo assolutamente convinti dell’importanza che il turismo responsabile possa rivestire per la Campania Felix e per i suoi abitanti. Il nostro scopo, nel tempo, è quello di creare una rete permanente di accoglienza capace di offrire servizi per una fruizione lenta e rispettosa del territorio. Negli ultimi dieci anni la consapevolezza delle potenzialità di quest’area è cresciuta. Ciò è certamente avvenuto anche grazie al riconoscimento della sua importanza da un punto di vista storico e culturale. Nel gennaio 2014, l’acquisizione, dopo anni di abbandono, della Reggia vanvitelliana di Carditello, da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali, è stata certamente un importante simbolo di rinascita per tutta l’area.
A questo proposito è stata per noi fonte di ispirazione la storia del pastore Tommaso Cestrone, anche conosciuto come ”l’Angelo di Carditello”, che ha, per anni, con le sue sole forze, preservato il sito cercando di porlo all’attenzione delle istituzioni perché fosse restituito alla cittadinanza. Nell’impegno titanico di quest’uomo umile, nella fede incrollabile verso un futuro diverso, c’è tutta la forza di un territorio che non si è arreso, che vuole riscattarsi e tornare ad emergere in tutto il suo splendore.
Il turismo responsabile può essere una buona pratica per sviluppare e sensibilizzare i territori (quindi anche le istituzioni) ai temi della sostenibilità, del rispetto dell’ambiente e delle culture locali, mettendo al centro le comunità ospitanti protagoniste dello sviluppo economico del territorio?
Assolutamente ci sentiamo in sintonia con questa affermazione.
Ringraziamo Luigi e Roberta per averci parlato con tanto entusiasmo e voglia di cambiamento questa bellissima terra che ha bisogno di tutti noi per essere raccontata e valorizzata al meglio sotto una nuova lettura legata alla responsabilità e alla cura del territorio stesso.
Intanto buon viaggio e a presto con tante novità 🙂
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Fornisci il tuo contributo!