Bentivoglio: continuano le nostre interviste per conoscere le realtà della tappa di Bologna 2020, dopo aver incontrato Federico Angelillo di FormART, oggi siamo in compagnia di Chiara Nicolodi, assessora al turismo e alla cultura del Comune di Bentivoglio che fa parte della Città metropolitana di Bologna; grazie a questa collaborazione l’ultimo fine settimana della tappa è dedicato alla pianura bolognese [ programma > sabato 26 settembre e domenica 27 settembre ]
“Ma nei suoi sogni continua la guerra e lui scivola ancora sull’immensa pianura e rivela in quell’attimo breve le cicogne sospese nell’aria, i compagni coperti di neve” – Francesco Guccini. Iniziamo a conoscere questa terra…
In questo periodo di crisi causato dalla pandemia, come tutti quanti, stiamo riscontrando un calo del turismo, come la pianura bolognese può superare questo momento? ci sono delle politiche territoriali dedicate?
L’ Italia si configura per essere storicamente una meta turistica di eccellenza, la crisi che ha causato questa pandemia ha travolto in modo drammatico anche questo settore, ma qui in pianura non abbiamo ancora un flusso turistico così alto da poterne rilevare un calo. Cultura e turismo sono alcuni dei servizi conferiti all’Unione Reno Galliera (partner di questa edizione del festival IT.A.CÀ) e gestiti in maniera unitaria per tutti gli otto comuni. Le nostre politiche sono indirizzate alla creazione e promozione delle iniziative turistico – culturali del territorio in città, attraverso il punto informativo eXtraBO di Bologna, alla predisposizione di nuovi materiali di comunicazione per la promozione e fruizione delle aree naturalistiche e dei punti di interesse turistico di tutta la pianura.
Da anni si sta lavorando per la realizzazione di infrastrutture per il cicloturismo: piste ciclabili, servizi per il cicloturismo, il tutto in una logica sovraterritoriale coordinata dalla Destinazione Turistica della Città metropolitana di Bologna.
Senz’altro c’è ancora moltissimo da fare. Ci vogliono politiche lungimiranti che guardano avanti, ricche del coraggio di “sognare in grande” come diceva Gianni Rodari.
Qual è l’obiettivo di questa due giorni (26 – 27 settembre) per il Comune di Bentivoglio?
A me sembra già una grande conquista quella di essere riusciti a co-progettare con voi, il Museo della Civiltà Contadina e le realtà associative del territorio, in modo davvero rocambolesco (causa covid19), queste due giornate. Eravamo partiti con l’entusiasmo di mettere in mostra tutti i nostri abiti più belli, ma poi abbiamo deciso di mettere in valigia l’essenziale, perché ci piacerebbe che il Festival IT.A.CÀ fosse un appuntamento fisso da arricchire ogni anno di nuove esperienze.
Questi due giorni saranno un assaggio delizioso di quello che è la bassa. L’intento è di dare la possibilità di scoprire le bellezze che si sono celate dietro il peso di scelte obbligate dalla necessità di uno sviluppo poco sostenibile, ma che non è riuscito a cancellare del tutto il fascino di queste terre ricche di segni, di voci e ingegni dell’uomo.
In che modo avete messo in relazione gli interessi di un Comune di Bentivoglio con il tema di quest’anno del nostro Festival, la “Bio-diversità“?
Parallelamente alla scelta di un agricoltura intensiva, a partire dagli anni Novanta, è stata forte la volontà di tutelare zone e edifici, memoria storica e paesaggistica di questo territorio. Un esempio di eccellenza è l’Oasi naturalistica Ex risaia “La Rizza” di Bentivoglio, posta in un’area che nel corso dei secoli ha subito radicali trasformazioni: dalle paludi alle risaie e da queste ultime alle coltivazioni intensive fino ad un ripristino naturalistico, ora sotto tutela ambientale. Oggi questa zona ospita una bio diversità che è tipica dei paesaggi delle zone umide e dei boschi, un tempo caratteristici di gran parte della pianura bolognese.
Altrettanto interessante sia da un punto di vista biologico che da un punto di vista architettonico, è il Pomario sito nel Museo della Civiltà Contadina che sorge accanto ad una meravigliosa villa del 700. Il Museo e la villa raccontano la storia di generazioni.
Il concetto di Bio-diversità è stato anche declinato attraverso le proposte culturali: saranno le voci delle persone che abitano questo territorio a raccontarne la storia sociale, sarà la musica suonata nel meraviglioso Castello Di Bentivoglio a coglierne le suggestioni e saranno le cante del Coro delle Mondine a svelarne l’anima.
Dalla lettura del paesaggio emerge come i molteplici elementi del mondo rurale e industriale della Bassa bolognese, tradizionalmente estranei al mondo turistico, siano oggi tasselli indispensabili per costruire e per promuovere la fruizione turistica del territorio. Pensi che in qualche modo il Festival IT.A.CÀ possa aiutare il pensiero comune per quanto riguarda la bellezza del nostro territorio, soprattutto nel vivere il nostro paesaggio immergendosi in maniera attiva nel rispetto delle diversità naturali?
La “bassa” è spesso considerata poco attrattiva, piatta, monotona e fitta di zanzare. Il Festival IT.A.CÀ è certamente un filo rosso da seguire per far in modo che cresca l’attenzione verso una scoperta dei territori meno invasiva, più lenta e meditata, capace di scardinare l’immagine di un turismo mordi e fuggi. Questo territorio nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, viene fortemente condizionato dagli effetti dell’azione umana e credo fortemente che serva invece ripensarlo come un luogo da tutelare e riconvertire il più possibile.
«La conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile» diceva Alex Langer. Il Festival IT.A.CÀ stimola a riconoscere la bellezza, a trovare soluzioni per non violarla e continuare a desiderarla.
Il turismo responsabile può essere una buona pratica per sviluppare e sensibilizzare i territori (quindi anche le istituzioni) ai temi della sostenibilità, del rispetto dell’ambiente e delle culture locali, mettendo al centro le comunità ospitanti protagoniste dello sviluppo economico del territorio?
Io non ho ancora capito se il rispetto che si nutre per la natura sia un sentimento innato o indotto dall’educazione, dagli ordinamenti, dalla paura delle catastrofi. Ho trascorso la mia infanzia, nuotando nei laghi, attraversando torrenti, camminando in montagna, frequentando prati, boschi, in tutte le stagioni.
Per me la terra è la Madre e non capisco come si possa non considerarla il bene più prezioso. Ho riflettuto molto, su cosa si dovrebbe fare per sensibilizzare e sviluppare una coscienza ecologica e credo che se neppure l’analisi scientifica ha avuto capacità persuasiva sufficiente per invertire la rotta, forse l’unica possibilità sia lavorare affinché si riconosca un potenziale economico nella conversione verde e in questa ottica va sicuramente anche il turismo responsabile.
Concludo nuovamente con le parole di Alex Langer, viaggiatore leggero: “Lentius, profundius, suavius, al posto di citius, altius, fortius. Io vi propongo il lentius, profundius e soavius, cioè di capovolgere ognuno di questi termini, più lenti invece che più veloci, più in profondità, invece che più in alto e più dolcemente o più soavemente invece che più forte, con più energia, con più muscoli, insomma più roboanti. Con questo motto non si vince nessuna battaglia frontale, però forse si ha il fiato più lungo”.
Ringraziamo Chiara Nicolodi per averci raccontato questa terra carica di storia e di bellezze naturali ancora da scoprire e che hanno bisogno di essere valorizzate, quindi vi invitiamo a viaggiare con noi per conoscerne i segreti e la natura.
Buon viaggio 🙂
Blog IT.A.CÀ
Sonia Bregoli
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