Cari amici e amiche viaggiatrici, oggi nel nostro blog vi proponiamo una guida, pubblicata da poco, molto interessante legato al territorio di Ussita, una terra molto particolare. In questo viaggio ci guiderà Chiara Caporicci.
Chiara è la presidente di C.A.S.A. (Cosa Accade Se Abitiamo), coordinatrice assieme a Patrizia Vita e Marta Zaramella della tappa di IT.A.CÀ Parco Nazionale Monti Sibillini, ma è l’autrice della guida nonturismo “Ussita, Monti Sibillini: Deviazioni inedite raccontate dagli abitanti”. Dal 16 luglio 2020 è disponibile in libreria, online e nelle attività commerciali della zona.
C.A.S.A. è un’associazione di promozione sociale ma soprattutto uno spazio abitato da più anime a Frontignano di Ussita (MC), una piccola frazione nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini a mt. 1.350 slm. È un luogo nato in seguito ai terremoti 2016/2017, aperto a conversazioni, residenze in alta quota e progetti di valorizzazione, nato dal desiderio di continuare a stare in un territorio ferito e in mutamento. È un porto di montagna: un crocevia di culture, energie, provenienze, esperienze e linguaggi differenti. Uno spazio all’insegna della sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
La guida di Ussita è il secondo volume della collana #NONTURISMO ideata e curata da Sineglossa e riverrun ed edita da Ediciclo editore in collaborazione con la nostra tappa IT.A.CÀ Parco Nazionale Monti Sibillini e prende vita da un percorso partecipato con la comunità tra riunioni, racconti, confronti e ospiti in residenza che hanno dialogato con gli abitanti sulle storie del passato, le sfide del presente e le visioni di rinascista post-terremoto.
Quando avete pensato di scrivere una guida nonturismo di #Ussita? Qual è stato l’evento scatenante per convincervi ad iniziare questo progetto? E perchè avete scelto di utilizzare la parola “nonturismo”, visto che si parla di guida?
La guida “Ussita, Monti Sibillini: Deviazioni Inedite raccontate dagli abitanti” è nata circa 2 anni fa e si inserisce all’interno di un progetto più ampio, una collana di Ediciclo Editore a cura di Riverrun e Sineglossa dedicata ad una nuova idea di turismo consapevole. L’evento scatenante che ha dato vita a questo progetto è stato l’incontro, grazie all’instancabile camminatore Paolo Piacentini, con i Sineglossa, una realtà marchigiana che applica i processi di ricerca dell’arte contemporanea a contesti non strettamente artistici.
La parola NONTURISMO nasce dall’idea di realizzare alcune pubblicazioni dedicate a viaggiatori attivi, viaggiatori che domandano, che osservano, che si mettono in ascolto della popolazione e del paesaggio. L’intenzione alla base è quella di promuovere una idea di turismo a supporto e in armonia con i luoghi considerati più marginali, più fragili e più in difficoltà, ma non per questo meno interessanti e ricchi di cose da scoprire.
Questo è il motivo per cui le prime due pubblicazioni raccontano un quartiere perriferico di Cagliari, Sant’Elia, e un paese dell’Appennino Centrale colpito dai terremoti 2016/2017 all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini: la nostra Ussita.
Quando avete comunicato alla comunità il vostro progetto quali sono state le loro reazioni?
Non c’è stata una vera e propria comunicazione del progetto alla comunità di Ussita perché in realtà l’abbiamo definito insieme, strada facendo. L’input iniziale era sicuramente quella di realizzare una guida, ma non avevamo assolutamente idea di come sarebbe stata la sua struttura, quali contenuti sarebbero emersi, quali narrazioni, quali ospiti avremmo coinvolto, quali temi avremmo affrontato. Non sapevamo nemmeno se qualcuno avrebbe partecipato alle riunioni! A settembre 2018, sempre insieme a Sineglossa, abbiamo organizzato la prima riunione a Casetta Ruggeri, che a quei tempi era l’unica area sociale a disposizione dopo il sisma.
Le reazioni sono state entusiaste, tanto che le riunioni sono diventate fin da subito uno spazio libero e aperto su visioni, memorie e ricordi di Ussita, talvolta anche conflittuali ma che il dialogo ha sempre aiutato a far convergere. Siamo partiti dallo studio della storia della comunità, grazie anche al supporto dello storico Augusto Ciuffetti, ed è stato un modo diverso di accogliere anche il terremoto stesso, come parte integrante dell’identità di Ussita e di tutto l’Appennino Centrale. Tutto questo ci ha permesso di non “stare” solo sul presente, ovvero sul post-sisma di oggi, ma di considerare il terremoto come un processo di cambiamento da affrontare collettivamente, che parte dal passato e ci aiuta a traghettare verso un futuro che necessariamente sarà diverso da quel che è stato.
Qual è stato il riscontro del pubblico in queste due prime settimane di pubblicazione della guida?
Il riscontro pubblico è stato molto positivo e sicuramente anche sfaccettato, perché la stessa comunità, nel suo senso più ampio, è così, tra residenti domiciliati e residenti non più domiciliati, frequentatori assidui e/o proprietari di seconde case, persone che vivono qui ma che provengono da altri paesi, persone che se ne sono andate nel corso della loro vita e che continuano a tornare. È questa una delle ricchezze di Ussita. Il valore alla base di questo lavoro credo sia stata la partecipazione di tutte queste componenti, in termini di tesimonianze ed esperienze che hanno contribuito ad arricchire una visione collettiva. Credo che tutto ciò sia ben espresso nella guida e che chi ha partecipato lo abbia toccato con mano.
Ussita è un paese colpito dal terremoto del 2016 con tutte le sue conseguenze, in che maniera questa guida di nonturismo può contribuire a rafforzare l’identità di questo fragile territorio?
Ussita è un paese colpito dai terremoti 2016/2017 e sta vivendo, come tanti altri paesi e frazioni dell’Appennino, una delicata e difficile fase di ricostruzione sia materiale (pubblica e privata) che immateriale. È una ricostruzione materiale lenta, complessa e faraginosa, a cui si affianca un diffuso impoverimento dei servizi di base.
Ci auguriamo che questa guida possa essere un piccolo contributo per ciò che viene definito ricostruzione immateriale e una riflessione che possa contribuire ad avviare una progettualità più condivisa, contribuendo a riconciliare l’identità con il paesaggio, i diritti degli abitanti e le risorse del territorio.
Avendo fatto un percorso antropologico in questa comunità per la realizzazione della guida sopra citata che emozioni vi hanno trasmesso e cosa è cambiato nella visione del vostro territorio?
Ognuno dei membri di C.A.S.A. ha un percorso personale e unico nei confronti del territorio e questo ci ha aiutato a condurre e mantenere sempre un percorso aperto, grazie anche al contributo di storici, sociologi, scrittori che hanno lavorato con la comunità e che si sono interessati a questo territorio, l’hanno seguito e ne sono tuttora legati. Le emozioni sono state tantissime. Non possiamo negare di aver percepito una comunità conflittuale, un territorio pieno di domande, denso di dibattiti interni. Ma per noi questo non è un ostacolo, anzi.
Nella storia le comunità si sono evolute, adattate e innovate anche grazie all’emersione dei conflitti. Tutto questo ha aumentato il desiderio di indagare il contesto delicato, elaborando anche discussioni dai toni accesi, un contesto che comunque ci ha sempre fatto sentire accolti e inclusi. Siamo un gruppo misto di persone molto diverse anche noi: chi era legato a questi luoghi, chi qui ci ha lavorato dopo il sisma, chi ci viveva, chi è arrivato per dare una mano durante l’emergenza e anche chi non conosceva affatto Ussita. Il conflitto, quello sano, è costante e parte integrante anche di noi. È così, con questo esercizio a cavallo “tra un dentro e un fuori”, che abbiamo costruito passo dopo passo il nostro contributo a questo territorio ed è forse questo il motivo che ci permette di stare al fianco della popolazione in un periodo di “rimessa in gioco”.
Avete qualche prossima iniziativa da condividere con il pubblico per quest’estate?
Per continuare il percorso collettivamente, abbiamo in programma 7 passeggiate nonturismo, iniziate il 24 luglio e che andranno avanti fino al 4 settembre, ogni venerdì pomeriggio. Sono legate al primo percorso della guida, quello scritto durante gli incontri della redazione di comunità e che attraversa i luoghi tramite i racconti, gli aneddoti e le storie delle varie frazioni di Ussita, con particolare valorizzazione al fondovalle. Sono delle brevi passeggiate che, più che avere un alto valore escursionistico, hanno un fortissimo carattere narrativo e identitario per la valle. In alcuni percorsi interverranno anche gli abitanti che accompagnano i partecipanti a conoscere il luogo e a conoscersi reciprocamente.
L’idea, che è poi anche alla base di C.A.S.A. e di ciò che intendiamo per “porto di montagna”, è quella di portare avanti, camminando, quello che è stata la guida anche per noi: un confronto tra dentro e fuori, tra comunità e ospiti esterni (nonturisti in primis!) e un dibattito continuo partendo dall’osservazione del territorio.
La guida di Ussita è stata pensata anche per farvi viaggiare con la mente e con i sentimenti con gli abitanti di questo posto pieno di storia. Per questo la guida è in viaggio in varie tappe di italia per incontrare altra gente e per spiegare come nasce e come usarla.
Ringraziamo Chiara Caporicci, che seppur impegnatissima come possiamo immaginare, non si è tirata indietro, ma con prontezza e passione ha voluto rispondere a queste domande per presentarci in breve il lunghissimo lavoro che è stato fatto in questi anni e le auguriamo un grossissimo in bocca al lupo, e vi ricordiamo le 7 passeggiate che hanno organizzato per tutti noi!
Buon viaggio come sempre 🙂
Blog IT.A.CÀ
Pierluigi Cirasino
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