Care amiche viaggiatrici e amici viaggiatori, oggi intervistiamo due delle persone fondamentali per l’organizzazione del festival “Il Jazz Italiano nelle Terre del Sisma”: Corrado Beldì, presidente dell’associazione I-Jazz che organizza il festival e Daniele Massimi, presidente dell’associazione Musicamdo, importante partner artistico. L’iniziativa di questo festival che, per chi non lo conoscesse, prende vita nel 2019 e avvicina un turismo responsabile e sensibile alle regioni fulcro colpite dai sisma negli anni passati (Marche, Abruzzo, Lazio ed Umbria), concilia un’attività come il trekking ad un’arte tanto libera quanto espressiva come il Jazz.
Ebbene, dal 29 di agosto 2020 fino al 5 di settembre 2020, avrà luogo la seconda edizione del festival che, grazie all’entusiasmo, la dedizione e la passione degli organizzatori, riuscirà a dimostrare la giusta resilienza anche nei confronti di una pandemia globale.
Ecco perché abbiamo ritenuto importante porre qualche domanda a Corrado e a Daniele, per conoscere e capire da cosa nasce questo connubio così particolare tra Jazz e Trekking e scoprire meglio alcuni interessanti particolari.
Daniele, raccontaci la storia di com’è nata la partnership tra Musicamdo e il festival “Il jazz italiano per le terre del sisma” e che tipo di apporto può dare un’associazione come questa ad un festival simile!
La Marcia Solidale del Jazz Italiano per le Terre del Sisma si è svolta per la prima volta lo scorso anno nel settembre 2019. Quella che prenderà il via il 29 agosto è la seconda edizione. L’Associzione I-jazz che riunisce i festival jazz italiani, lo scorso anno, su stimolo di Musicamdo Jazz e Fara Music che operano nelle regioni di Marche e Lazio volle dar vita a questo evento di solidarietà e di sostegno per i territori colpiti dal terremoto del 2016. Si tratta di un cammino di circa 250 km in 7 giorni che attraversa dei luoghi e paesaggi di grande valore naturalistico e allo stesso tempo molto fragili. Si parte da Camerino e si arriva a L’Aquila seguendo un tracciato già sperimentato dal Cammino delle Terre Mutate.
Si tratta di una esperienza unica per quanti partecipano come camminatori, musicisti e anche per noi organizzatori e per le comunità che vengono coinvolte e toccate nel tragitto. Un evento che ha come obiettivo anche quello di creare una piccola economia a sostegno dei territori attraversati, una carovana di camminatori che dorme, mangia e acquista prodotti tipici e tocca con mano le bellezze e le difficoltà di restare a vivere nei territori colpiti dal terremoto che attendono ancora l’inizio di una ricostruzione.
Pensi che il Jazz sia il genere di arte ideale per unire, sensibilizzare, attirare e responsabilizzare il più alto numero di turisti (ma anche di organizzazioni a livello nazionale ed internazionale) verso un tema come questo e aumentare la solidarietà per le terre mutate dal sisma?
Il jazz è certamente una delle arti più adatte da portare in questi luoghi perché esprime libertà e creatività sul momento ed esprime al meglio l’arte dell’incontro. Questa musica che amiamo credo che riesca a valorizzare tradizioni artistiche locali e generare nuove contaminazioni e incontri artistici. Poi l’altro elemento fondamentale è dato dalla grande sensibilità e solidarietà che i musicisti jazz hanno da subito espresso e hanno insito nel loro mondo e modo di essere. La stessa cosa vale per gli organizzatori di jazz che sono dei veri artigiani e con il loro fare le cose belle hanno le giuste capacità per attraversare questi luoghi meravigliosi rispettandoli.
Corrado com’è nato il connubio trekking e jazz per dar vita al festival “Il jazz italiano per le terre del sisma”? Pensi che questo evento sensibilizzi il turista medio nel confronti delle terre mutate? Si può, a tuo parere, dire che con questo festival avvenga una mutazione anche nella vita di chi vi partecipa? (Fungendo così da turismo responsabile e rigenerativo allo stesso tempo!)
Avete mai pensato di unire progetti di volontariato al turismo (Voluntourism) per rendere gli stessi turisti parte attiva e produttiva del festival?
Come si può quantificare il livello di partecipazione ai passati festival? Grazie all’afflusso si è stati in grado di reinvestire in progetti per i territori mutati dal sisma?
Visto il crescente afflusso di partecipanti e l’interesse e la solidarietà dimostrati dagli stessi nei confronti di questa marcia, eventi e progetti come questo sono proprio quel che servono a portare luce e dar voce a realtà così sensibili e che necessitano di essere ascoltate, amate e risanate dopo catastrofi come il sisma del 2016. Crediamo che questa iniziativa possa e debba essere d’esempio per altri luoghi ed esperienze, per dimostrare che il turismo (se attuato in maniera responsabile e sostenibile) può dar via al cambiamento di cui si necessita ed essere una colonna portante per la resilienza delle destinazioni e delle comunità che le abitano.
Buon viaggio come sempre 🙂
Blog IT.A.CÀ
Francesca Pezzetti
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