Cari amici e care amiche, quella che leggerete qui di seguito è una riflessione di Fabio Fornasari – artista, architetto e direttore artistico del Museo Tolomeo – sull’accessibilità e l’inclusione, temi fondamentali per noi di IT.A.CÀ; temi che sentiamo l’urgenza di promuovere anche fuori dal festival, affinché diventino una priorità nell’ambito del dibattito cittadino su come dovrebbe essere la nostra città. Infatti, siamo convinti/e che la Città Metropolitana di Bologna debba essere vissuta agevolmente da tutti/e senza distinzione, perché le politiche d’inclusione non sono un “favore” che le amministrazioni fanno ad alcune minoranze, ma sono un servizio necessario e un diritto indiscutibile.
Durante il festival IT.A.CÀ Bologna 2017 ci sono stati moltissimi eventi dedicati all’accessibilità e all’inclusione: itinerari, presentazioni di vecchie e nuove progettualità, performance, mostre, spettacoli e laboratori.
Ma l’evento che più di tutti ha riunito diverse personalità e realtà del Bolognese (e non solo), attive nell’ambito dell’accessibilità, è stato il seminario di domenica 28 maggio Il turismo accessibile nella città Metropolitana di Bologna, in cui è avvenuto l’incontro di diverse professionalità che operano in differenti settori e con diverse modalità nell’ambito dell’inclusione e dell’accessibilità: un momento conoscitivo-preliminare che auspichiamo possa dare vita a un gruppo di progettazione e di mappatura della Città Metropolitana in grado di dialogare con le istituzioni e con tutta la comunità locale Dalla dichiarazione di Simona Zedda (responsabile coordinamento IT.A.CÀ Bologna)
DISTANZA
La distanza nel tempo è quella misura che ci permette di pensare le cose accadute in forma di racconto ragionato perché non assumano la più semplice asciutta forma della cronaca.
Il 28 maggio, ci siamo incontrati per raccontarci diversi modi di usare e abitare la città
e il suo territorio pensandolo in chiave accessibile. L’incontro è avvenuto in occasione di IT.A.CÀ, festival del turismo responsabile. In particolare, è stato progettato e realizzato all’interno della prima edizione di HANDYNAMO: due giorni dedicati ai temi del turismo e l’accessibilità in velostazione.
Questo racconto raccoglie i temi emersi durante il seminario e li presenta all’interno di un pensiero più articolato, quasi un ragionamento. L’obiettivo è suggerire che questo possa essere un punto di partenza per pensare ad approfondimenti, a sviluppi, a derive che possano ulteriormente produrre occasioni di incontro e di studio
MOVIMENTO
La dinamo è quel dispositivo che permetteva di “dare luce” alla bicicletta: un mulinello che gira per produrre energia. Qualcosa di più di una metafora: ci suggerisce che muoversi non solo fa bene, ma permette anche di produrre qualcosa.
MUOVERSI PRODUCE BENESSERE E PRODUCE ENERGIA
Nel mio corpo la dinamo risiede nella testa: se non cammino, se non mi muovo, non mi escono le idee che ritengo migliori. Pensare in movimento è sempre stato l’unico modo per sciogliere dubbi e per chiudere processi di pensiero. Anche per farne nascere dei nuovi. Probabilmente le idee migliori mi sono venute tra una fermata e l’altra del treno, allo stop di un semaforo, pedalando. Non mi potessi muovere avrei certamente problemi nei processi dei miei pensieri. Dovrei cercare un diverso modo di pensare. Perché privare chiunque altro di questa modalità di produzione e avanzamento di pensiero ?
DYNAMO
A Bologna Dynamo è un luogo: come una vecchia stazione di cambio dei cavalli, una stazione viatoria dove ci si ferma per ripartire con qualcosa di più nella testa: più energie. A differenza di tutte le altre stazioni, la ripartenza è pensata in forma di cambiamento, è pensata per mostrarti che quel tuo normale muoverti tra lo spazio della città è possibile anche all’interno di un pensiero differente, nel rispetto di chi si muove con maggiore lentezza. Non è solo una questione di mezzi: ma un pensiero sul tema della mobilità che si declina in varie forme. È un luogo giusto per incontrarsi (incontrare gli altri ma anche un po’ se stessi).
Dall’altro lato invece ci sono gli spazi del canonico viaggio del turismo globale che avviene all’interno di spazi – stazioni e aeroporti – che mancano di occasioni di incontro: incolonnati nelle procedure di sicurezza, separati da tornelli è sempre più difficile pensare a quegli spazi come luoghi dove sperimentare i temi del viaggio…
VIAGGIO
Tutti noi siamo viaggiatori dello spazio che abitiamo: facciamo di tutto per mantenerlo a noi noto; tuttavia, ci capita di perdere le nostre mappe mentali, quelle che ci aiutano a orientarci. Basta poco perché queste smettano di funzionare e perché tutto debba essere rimappato: uno stiramento muscolare, una valigia troppo pesante da portare e la mappa va cambiata. Poterlo fare, poter scegliere tra modalità differenti di percorrere lo spazio è importante.
Possiamo riconoscere il nostro viaggio a IT.A.CÀ, attraverso le giornate dedicate all’acccessibilità, come composto da varie fasi che coinvolgono noi e chi/cosa ci sta intorno:
- transito • i temi della mobilità e la riappropriazione della qualità del tempo
- attesa • incoraggiare l’attenzione verso l’altro nella dimensione dell’incontro
- interazione • incontrare è scambiare esperienze e coinvolgimento.
- socializzazione • coinvolgimento che costruisce relazioni
- diversificazione • incoraggiare l’attenzione verso il mutevole e il diverso
- accessibilità • una fruizione completa all’interno di una dimensione etica
- inclusione • una dimensione che include.
Non occorre avere una valigia in mano per essere turista e nessuno ha mai scritto che non debbano esserci relazioni tra chi è cittadino temporaneo e cittadino stanziale. Non dovrebbe esserci una tale lontananza da non permettere un incontro, un dialogo e ancora di più: la possibilità di pensare creativamente. La città dovrebbe parlare tanti linguaggi: del corpo, con le mani, con tutti i suoni disponibili che possiamo produrre in tutte le forme.
LONTANANZA
In principio abbiamo parlato di distanza.
Il racconto ha bisogno di questa misura.
Ma in fondo il viaggio è un’esperienza di lontananza.
Una lontananza nel tempo e/o nello spazio che permette l’apertura di un orizzonte.
È anche il luogo dove si mette in scena il presente: il presente della storia, il presente della vita quotidiana.
La lontananza è la misura dell’esperienza per chi ha problemi di accessibilità, per chi si approccia al mondo differentemente per scelta o per necessità. A volte le cose restano lontane dall’essere raggiunte e altre ancora, una volta arrivati, mantengono la distanza. Barriere di varia natura spesso non permettono di accogliere le diversità. Anche di questo ci ha parlato Fabio Corbisiero dell’Osservatorio LGBT di Napoli.
Se è vero che l’ambiente in cui viviamo ci mostra che la nostra mente e il paesaggio si somigliano, questo ci mostra anche quanto ancora ci sia da fare per comprendere e pensare il nostro ambiente in una chiave di accessibilità più ampia. Siamo lontani dal comprendere le richieste differenziate e misurate su una società che è cambiata e che si compone di nuclei famigliari molto differenti.
Egidio Sosio, con il suo intervento, ha spiegato lo scopo del suo ruolo di Garante della disabilità del Comune di Bologna: introdurre un pensiero aperto alle diversità, accessibile e inclusivo, che porta a un cambiamento sostanziale nel costruire la città e l’ambiente nella mente di chi pensa le infrastrutture; una misura diversa che colma le distanze e le lacune anche inconsapevoli della città. Andrea Prantoni, presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti della provincia di Bologna, prendendo la parola dal pubblico, ha ribadito importanza di una città dove muoversi in autonomia e sicurezza.
LINGUAGGI
Al centro dell’esperienza turistica ma anche dell’esperienza di chi abita è la comprensione dei linguaggi. Qualsiasi socializzazione passa attraverso la comunicazione e, quindi, lo scambio di segni e simboli. Anche su quel fronte è importante che vi siano occasioni, spazi per esercitare e fare esperienza con modalità differenti a ciò che la città nel suo insieme offre. Di questo ce ne ha parlato Lucia Cominoli, che all’interno del Centro Documentazione Handicap – Cooperativa Accaparlante, si occupa di metodi alternativi di comunicazione con chi capisce e usa altri linguaggi: dagli stranieri a chi fa più fatica a comprendere la velocità del mondo in cui siamo immersi.
Il viaggio mette sempre in campo la conoscenza dei linguaggi e la competenza nel riconoscere i significati: in questo senso l’uso della dimensione tattile nella costruzione del senso artistico è stato trattato da Loretta Secchi, del Museo Anteros dell’Istituto dei Ciechi Cavazza, come esperienza della dimensione estetica e artistica per lavorare sulla comprensione delle immagini.
MAPPE
All’Istituto dei Ciechi F. Cavazza, oltre al museo Anteros, c’è pure il museo Tolomeo, a cui è stato dato questo nome per riportare attenzione intorno alla dimensione geografica su una percezione ecologica, che tenga conto delle percezioni inserite nell’ambiente e ne fa la chiave per una esperienza di conoscenza. La conservazione e la trasmissione della conoscenza in forma segnica/simbolica/iconica è dopotutto condizione di qualsiasi cultura per essere riconosciuta da sé stessa e dagli altri. Le mappature mentali che si creano attraverso questa esperienza diventano mappe tattili: non sono semplici immagini da riconoscere attraverso l’esplorazione ma vere mappe dove pensare attraverso la manipolazione al tema del viaggio. In fondo le mappe compaiono per dare un ordine all’immaginazione prima ancora che per orientarci nel movimento dello spazio.
Quello sulle mappe è viaggio che si alimenta dell’ascolto e dell’osservazione dei nomi che si leggono, dove si scrutano quei confini dove il disegno sospinge l’immaginazione verso l’ignoto: la forma del mondo si fa linea e si fa disegno e parla con figure semplici che chiunque conosce. Ad esempio “la croce” e “il ventaglio”, sono due simboli che raccontano la storia della città fino ad oggi e danno il nome ad un progetto editoriale del 2004 dell’Istituto dei Ciechi Cavazza: La croce e il ventaglio è la prima guida audio-tattile che ha introdotto per la prima volta le mappe tattili nel turismo accessibile.
Anche per Marta Giacomoni dell’associazione La Girobussola l’esperienza del viaggio si sperimenta partendo dalla produzione di mappe tattili che incrociano contenuti storici e artistici nei territori.
PERCORSI
Nel viaggio l’espressione letteraria più alta, la sua anima, è la costruzione del percorso sulla mappa è anche un modo liberatorio di pensare, e di costruire un proprio percorso un po’ come se fosse un’opera d’arte in sé medesima. In questo senso la Skarrozzata di Enrico Ercolani ne è un esempio: misurarsi con la città utilizzando gli strumenti dei disabili motori, che spostano il baricentro dell’essere umano, il punto di vista e fanno esperire una diversa esperienza della gravità e delle dimensioni.
Matteo Brusa (Fondazione Silvia Rinaldi) costruisce un pensiero analogo parlando di percorsi negli ambienti “naturali”, percorsi che attraversano non la città ma la campagna, i boschi, la montagna, con lo stesso obiettivo di superare le barriere e di estendere l’esperienza di vita intorno ad un ambiente sempre più abile ad accogliere chiunque richieda di entrare.
LAVORO
E infine Cetty Ummarino, di B&B Like your Home, ha parlato di diritto al lavoro, raccontando l’esperienza di persone disabili che, grazie a un’adeguata formazione (alla base delle competenze di tutti/e) ora gestiscono B&B in luoghi tra i più belli d’Italia, dimostrando che ospitalità, inclusione e accessibilità sono elementi inscindibili e che non basta una progettualità infrastrutturale, ma è importante che ognuno di noi abbia l’opportunità della libertà dell’indipendenza e dell’affermazione di sé.
Durante il seminario è emersa una prospettiva dell’accessibilità e dell’inclusione costellata da esperienze e visioni differenti, raccontate da tutti i partecipanti; il viaggio potrebbe persino configurarsi come simbolo di una visione dell’esistenza intesa come ricerca di una formula nuova, una sorta di isola del cambiamento e dello stupore basata su concetti diversi da quelli fortemente standardizzati in un pensiero che si considera normale e che regola gli aspetti immateriali e materiali delle nostre vite.
Questo racconto non sarebbe stato possibile se non grazie alla presenza e alle parole di:
Simona Larghetti, Velostazione Dynamo
Simona Zedda, IT.A.CÀ
Loretta Secchi, Museo Tattile Anteros Istituto dei Cechi F. Cavazza
Marta Giacomoni, Associazione La Girobussola
Fabio Corbisiero, Osservatorio LGBT – Università di Napoli Federico II
Lucia Cominoli, Cooperativa Accaparlante – Centro Documentazione Handicap C.D.H
Enrico Ercolani, Associazione La Skarrozzata
Matteo Brusa, Fondazione Silvia Rinaldi
Egidio Sosio, Disability Manager CettyUmmarino, B&B Like your Home
Cetty Ummarino, B&B Like your Home
Andrea Prantoni, presidente UICI Bologna
Fabio Fornasari
Architetto & direttore artistico del Museo Tolomeo
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