Oggi per la nostra rubrica “In viaggio verso IT.A.CÀ” siamo in compagnia di Matteo Bortolotti – direttore artistico del Museo delle Storie di Pieve di Cento (inaugurato il 14 Novembre 2015), intervistato dalla nostra Arianna Piazzi ci racconta la nascita di questo importante museo nella cittadina bolognese Pieve di Cento – considerata la piccola Bologna.
Noi di IT.A.CÀ riteniamo importante valorizzare a livello turistico e culturale tutte quelle realtà che fanno parte della città metropolitana di Bologna. Il territorio emiliano deve anche essere conosciuto a livello turistico per creare nuove strategie economiche locali, attraverso un flusso di visitatori che dal centro di Bologna entrino in contatto con le comunità dell’Appennino e della Pianura bolognese: che hanno tutte le potenzialità di diventare fonte di attrazione turistica.
Quali sono stati i principali step per la valorizzazione di una realtà piccola ma densa di contenuti come Pieve di Cento?
La valorizzazione delle emergenze museali pievesi ha una storia di lungo corso, riposta nella lungimiranza che diverse amministrazioni hanno avuto nei confronti della conservazione e della promozione della ‘bellezza’ del piccolo territorio pievese nel corso degli ultimi 20 anni.
*Piazza centrale – Pieve di Cento
Nello specifico delle riqualificazioni alle quali sono stato chiamato a lavorare, l’amministrazione in essere, all’indomani del sisma del 2012, si è subito attivata per mettere in sicurezza i propri cittadini e il proprio patrimonio storico-artistico. Già prima del 2012 il territorio di Pieve di Cento contava molti degli spazi museali civici presenti a oggi: una Pinacoteca dal catalogo ricchissimo, uno dei rari teatri storici ‘all’italiana’ situati all’interno dell’edificio municipale, con un museo dedicato alla musica nel proprio foyer, un centro di documentazione sulla lavorazione della canapa, un museo civico tradizionale nella Rocca trecentesca; con l’occasione delle riqualificazioni post-sisma, però, l’amministrazione ha voluto rivedere anche codici e contenuti coi quali questi spazi si interfacciavano con l’utente.
Ci sono state dunque due fasi principali di lavoro. La messa in sicurezza e la riqualificazione architettonica da un lato; la riprogettazione dell’utilizzo degli spazi e dei contenuti dall’altro nell’ottica di un riposizionamento del marketing territoriale pievese.
Abbiamo così trasformato lo spazio della Rocca trecentesca e dell’attigua Porta Bologna – a seguito di uno studio sulla ri-mediazione digitale dei musei, – in nuovi contenitori che facessero da traino a tutti gli altri, presenti e a venire. Una sorta di grande introduzione multimediale alla complessa semplicità del Bello pievese. L’amministrazione ha voluto uno spazio completamente ripensato anche nell’arredo urbano, che andasse a creare un’unica grande area d’accoglienza all’ingresso del paese accedendo dalla provinciale bolognese. Un’unica piazza in pietra di Luserna che si estende dalla Rocca alla Porta. Non più solo luoghi di conservazione, ma anche di partecipazione e condivisione, in cui la tecnologia è al servizio del contenuto.
Che ruolo ha la creatività nella gestione dell’ambito turistico/culturale della cittadina?
Altissimo. Paesi ricchi di storia (e storie) come Pieve di Cento hanno già tutto il materiale con cui costruire offerte turistiche complete, vere e proprie esperienze ‘di cultura’, e hanno solo bisogno di trovare nuovi linguaggi per arrivare ai propri cittadini e al grande pubblico. Unica bussola in questo viaggio è il rispetto della tradizione storico-artistica e della bellezza architettonica del paese, proiettati verso una dimensione di accoglienza all’interno di ‘una storia’ fatta di monumenti, ma anche di persone.
Per quale tipo di utente è stato pensato il Museo delle Storie?
Per il pievese, perché abbia uno scrigno in cui poter conservare le proprie tradizioni e le proprie aneddotiche, storiografiche e non. Per i cittadini e gli studenti dei Comuni dell’Unione Reno Galliera di cui Pieve di Cento fa parte, come servizio culturale e come strumento di infotainment per oltre 70.000 cittadini unionali e per i cittadini metropolitani.
Per il pubblico del turismo del weekend e della gita fuori porta, del cicloturismo fluviale, per gli appassionati di Storia medievale e d’arte cinquecentesca, per gli amanti dell’arte moderna e contemporanea, per chiunque ami scegliere un luogo in cui passare una bella giornata completa, in cui visitare luoghi storici, scoprire una ‘piccola Bologna’ piena di segreti e scorci, fruire l’arte, l’enogastronomia delle nostre trattorie e dei nostri ristoranti, gli spettacoli del nostro teatro storico e gli eventi che ogni domenica animano Pieve di Cento, magari il celebre mercatino dell’antiquariato della quarta domenica del mese.
Per i giovani e chiunque cerchi nuovi approcci col Bello e con la Storia.
Come è possibile servirsi di tecnologie avanzate e digital storytelling per valorizzare la memoria storica locale?
Con umiltà. Piegando la tecnologia al servizio della Storia. Raccogliendo esperienze come quella del People’s Museum di Manchester, abbiamo creato all’interno di uno spazio che di per se è già un reperto – la Rocca costruita da Antonio di Vincenzo tra il 1382 e il 1387, – un allestimento fatto di persone, in cui schermi touch con un gesto possono liberare centinaia di storie raccontate direttamente dai cittadini di Pieve, e che vanno a completare e integrare il percorso storiografico-repertale. La presenza di un piccolo studio di registrazione permette al museo di implementarsi continuamente.
Abbiamo trasformato quello che era l’archivio fotografico tradizionale – mettendo in sicurezza pellicole e lastre, – in un ricchissimo archivio fotografico digitale, fruibile attraverso un sistema gestuale a 70 pollici e da diversi touch screen.
Quali sono i progetti futuri del complesso delle strutture museali di Pieve di Cento?
La riqualificazione della Rocca, che de facto ci ha fatto inaugurare a fine 2015 il primo museo civico di digital storytelling della Città Metropolitana bolognese, verrà poi seguita dalla riqualificazione delle storiche scuole elementari di inizio ‘900, che diventeranno la nuova sede della Pinacoteca civica e della Biblioteca – anch’esse ripensate e ri-mediate, – che con oltre 5000 metri quadri di spazi tra esposizione temporanea e permanente, sorgerà accanto a Porta Bologna e completerà quello che abbiamo chiamato ‘il Quartiere delle Arti’, che arriverà al di là della provinciale verso la Casa della Musica dell’architetto Cucinella e fino al museo MAGI 900, il tutto per un totale di circa 15.000 metri quadri di spazi culturali.
Ringraziamo Matteo Bortolotti per la sua disponibilità a raccontarci questo importante progetto culturale/artistico locale e diamo così inizio a una importante collaborazione aperta con il Museo delle Storie di Pieve di Cento che sarà una delle realtà presenti all’interno del nostro programma di IT.A.CÀ Bologna 2017.
Buona lettura e buon viaggio a tutti/e come sempre 🙂
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