Oggi per la nostra rubrica ” In viaggio verso IT.A.CÀ” Adriano Loiacono ci fa conoscere l’associazione Next Generation Italy, una frizzante realtà bolognese composta da ragazzi e ragazze di seconda generazione che si occupa di promuovere iniziative per l’inclusione sociale delle nuove generazioni, con particolare attenzione ai temi dell’intercultura e del diritto di accesso ai saperi digitali di bambini e adolescenti e di scoprire Migrantour.
Siamo in compagnia di Ali Tanveer e Filomena Cillo che organizzano da due anni all’interno di IT.A.CÀ Bologna gli itinerari migranti nella periferia del capoluogo emiliano e hanno la sede presso il coworking Borgo22.
Quale è stata la “scintilla” che ha fatto nascere i migrantour a Bologna? Ci raccontate come nasce e qual’ è l’obiettivo di Next Generation Italy?
Riscoperta e valorizzazione del territorio, protagonismo dei giovani e coinvolgimento della popolazione locale in attività di cittadinanza attiva sono da sempre stati alcuni dei valori su cui Next Generation Italy è nata. Pensavamo da tempo sul come presentare i quartieri della città in modo diverso dal solito; non il solito giro alla scoperta dei luoghi simbolo, ma l’intreccio tra storia, cultura/e e cambiamento urbano. Abbiamo così scoperto La Rete Migrantour che era presente in grandi centri urbani come Torino, Milano, Firenze e Roma e ci siamo chiesti il motivo per cui non debba esserci un’iniziativa simile anche, e soprattutto, a Bologna.
Nasce così, dunque, la prima sperimentazione Migrantour Bologna, proprio all’interno del Festival IT.A.CÀ 2015, durante la quale siamo rimasti positivamente sorpresi della partecipazione. Da lì l’idea di rendere il Migrantour una realtà solida a Bologna, esempio di sostenibilità, valorizzazione delle differenze culturali e lente d’ingrandimento per un tessuto urbano in continuo mutamento.
Come vedete l’integrazione culturale a Bologna in questo momento? Su cosa è necessario lavorare ancora?
Ad oggi Bologna è un tessuto urbano sul quale son presenti molteplici attori, ognuno dei quali ha anche target specifici, che si impegnano quotidianamente per la creazione di una società integrata ed accogliente. Negli ultimi anni è aumentato anche il numero di associazioni culturali create da parte cittadini di origine straniera. Questo ci fa pensare ad una città viva, dove la popolazione è attiva e rivendica i propri spazi di espressione. Una cosa che manca a volte è forse la poca comunicazione tra questi soggetti. Ci sono infatti molte realtà che fanno le stesse attività che per un motivo o per un altro non riescono a collaborare insieme.
Ci potete raccontare il nuovo itinerario che organizzate all’interno di IT.A.CA Bologna 2016? qual è il suo obiettivo?
In occasione della VIII edizione di IT.A.CÀ abbiamo pensato di proporre un itinerario nei luoghi di culto presenti in città. La contemporaneità ha spesso demonizzato le differenti religioni, facendone il vessillo fantoccio di molte guerre. In questi tempi particolarmente fragili e vulnerabili, crediamo che riscoprire la dimensione vissuta e quotidiana dei differenti culti, sia necessario. la passeggiata non vuol essere una disamina dottrinale ma la riscoperta dei luoghi di culto come comunità attive nel tessuto cittadino. Ai nostri interlocutori, che saranno esponenti dei differenti credo, chiederemo di raccontarci la vita che si svolge intorno alle chiese, alle sinagoghe, alle sale di preghiera. L’intento è quello di far conoscere e raccontare una Bologna accogliente e di riscoprire, al di là dei differenti culti, un senso di fiducia e collaborazione nella comunità.
Il turismo responsabile può essere uno strumento per coinvolgere non solo i turisti, ma anche una porzione consistente della popolazione, con effetti rilevanti per il territorio?
Molto spesso si conosce poco la città in cui si vive; accade che si riesca a dimostrare curiosità per gli eventi storici trascorsi ma si tende ad ignorare il valore “storico-sociale” delle trasformazioni contemporanee. Conosciamo una piccola realtà della nostra città, delimitata dalle nostre reti sociali e tendiamo a guardare con nostalgico rimpianto “ai tempi andati” sentendoci spesso, tagliati fuori dai cambiamenti. Una percezione di questo tipo può incentivare una lettura in negativo di tutto quello da cui ci sentiamo esclusi. In quest’ottica di disaffezione, il turismo responsabile rappresenta l’occasione per conoscere cosa accade nella nostra città e parteciparvi. È lo strumento per esercitare un giudizio critico costruttivo e per creare un senso di comunità partecipata.
La valorizzazione di usi e della cultura locale ha inoltre una valenza sociale? e perché?
Molto spesso accade che i conflitti nascono appunto dalla NON conoscenza. Certamente valorizzare usi locali presentandoli a chi non li conosce può sicuramente creare empatia e vicinanza, così come conoscere le culture di chi abita oggi le nostre città.
Ringraziamo Ali e Filomena per averci dedicato questo tempo a raccontare i loro bellissimi progetti.
Non resta che dirvi di partecipare al nuovo itinerario sui culti a Bologna nella giornata di sabato 28 maggio: per info e dettagli vi lascio qui l’evento FB.
Buon viaggio come sempre e vi aspettiamo a IT.A.CÀ Bologna dal 23 al 29 maggio 😉
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