Cari amici di IT.A.CÀ, riprendiamo la nostra rubrica “In viaggio verso IT.A.CÀ” dando inizio a un nuovo ciclo di interviste che vedrà come protagonisti i vincitori della I edizione del Premio Turismo Sostenibile, organizzato dal festival IT.A.CÀ ( il 1° festiva in Italia che parla di Turismo Responsabile) e da Bologna Welcome, con la collaborazione del Comune di Bologna. Oggi iniziamo la settimana in compagnia di una delle realtà vincitrici del primo premio per la categoria “Progetti culturali da realizzare” che ci racconteranno tutto sulla loro iniziativa Quattrostagioni nel Parco per conoscere in dettaglio chi sono, cosa fanno e perchè hanno intrapreso questa strada legata al turismo responsabile.
1) Chi sono gli ideatori delle “Quattrostagioni” nel parco?
Il progetto è nato dalla convinzione comune di un gruppo di colleghi di promuovere le potenzialità dei territori locali come risorsa, non solo economica, ma soprattutto culturale. Riteniamo che il paesaggio e l’ambiente siano valori fondamentali per la promozione della cultura e lo sviluppo di stili di vita più in sintonia con la natura.
*Foto di Francesco Tarantino – Lecce
Gli elementi del gruppo, di differenti fasce di età, provengono da una formazione accademica diversa, ma hanno maturato interessi comuni e, negli anni, si sono specializzati e dedicati a livello professionale allo studio e alla progettazione del paesaggio. Il gruppo è formato da tre Agronomi e tre Architetti, tutti soci di AIAPP – Associazione Italiana Architettura del Paesaggio.
Maria Luisa Boriani – Agronomo libero professionista, socio AIAPP. Svolge attività professionale in vari settori del paesaggio e dell’ambiente: analisi e progettazione del paesaggio e dei giardini, inserimenti paesaggistico delle infrastrutture, analisi e riqualificazione del verde storico.
Maria Grazia Manzini – Agronomo libero professionista, socio AIAPP. Consigliere dell’Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali di Bologna. Esperta di paesaggio e agricoltura, svolge attività di progettazione e gestione del paesaggio agricolo mettendone a sistema le valenze paesaggistiche, produttive ed ambientali. Si occupa anche di progettazione di giardini in ambito urbano.
Caterina Michelini – Architetto Paesaggista libero professionista, socio AIAPP. In seguito ad una alta formazione e specializzazione in materia di paesaggio ottenuta in Francia ed in Portogallo, si occupa esclusivamente di architettura del paesaggio affiancando agronomi ed architetti nella composizione e progettazione delle aree esterne in loro ogni declinazione.
Barbara Negroni – Agronomo libero professionista, socio AIAPP e segretario della Sezione Triveneto – Emilia Romagna. Ha seguito corsi di specializzazione in Francia all’ École nationale supérieure de Paysage di Versailles. Si occupa di paesaggio nelle sue diverse accezioni, dall’analisi e progettazione, alla gestione e manutenzione del verde urbano, dalla scelta delle piante in relazione ad ambienti ostili, allo studio di parchi storici.
Alessandro Tugnoli – Architetto libero professionista con precedente esperienza lavorativa nell’ Amministrazione Pubblica, socio AIAPP. Si occupa di urbanistica, valutazione ambientale, progettazione paesaggistica, di parchi e giardini, di social housing e di scuole, con particolare attenzione ai caratteri del paesaggio locale e alle esigenze dell’utenza più debole.
Simona Ventura – Architetto libero professionista socio AIAPP. Si occupa da diversi anni di progettazione, ricerca e divulgazione di tutto ciò che riguarda gli spazi verdi, con particolare attenzione all’aspetto “terapeutico” della relazione tra l’uomo e il mondo vegetale.
Il progetto già in fase di partecipazione al Premio Turismo Responsabile aveva l’idea di diventare un grande “contenitore” dove far convergere realtà associative con competenze diverse già presenti nel Parco della Chiusa e nel Comune di Casalecchio nei settori Cultura e Ambiente. Realtà che allo stato attuale si stanno coinvolgendo per un’attività integrata e per offrire ai diversi utenti un prodotto diversificato e di qualità. La competenza trasversale dei componenti del nostro gruppo si è rivelata indispensabile sia per lo sviluppo dei contenuti, sia per le relazioni con il mondo accademico, professionale, artistico e culturale in genere.
2) Il vostro progetto dà un nuovo significato non solo al Parco della Chiusa, ma all’idea stessa di parco: prima residenza di nobili, ora progetto pilota per un turismo di comunità che si serve dei new media e degli strumenti più avanzati della comunicazione digitale. Che cosa vi ha spinto a risemantizzare questo luogo cambiandone la destinazione d’uso e quali sono le pratiche sociali che prevalgono oggi e in che modo il vostro progetto le modifica.
Riteniamo più appropriato riformulare la domanda dicendo che l’intento è quello di dare semplicemente corpo ad un cambiamento di destinazione messo in atto dalle politiche del Comune e dei cittadini di Casalecchio stesso negli ultimi anni. L’idea di servirsi di nuovi linguaggi multimediali viene dall’attenzione che come gruppo abbiamo su due tematiche principali: la natura come forma di cultura, nei termini di socializzazione e tutela delle fasce di cittadini più deboli e della natura stessa, e il paesaggio come elemento fondante del benessere umano.
QUATTROSTAGIONI, vuole rivolgersi ad un pubblico più ampio, per ricomporre in un grande puzzle gli elementi più o meno conosciuti del Parco della Chiusa e ri-proporlo come luogo cardine a livello nazionale e, perché no, internazionale, di un progetto di un turismo sostenibile capace di implementare e migliorare il sistema di città metropolitana, nel rispetto della fragilità del parco.
Il progetto pone il parco come luogo dove la sperimentazione culturale nelle sue diverse componenti si snoda attraverso eventi diffusi nelle diverse stagioni, rendendolo vivo tutto l’anno. È interessante sapere che il Comune, grazie a grandi operazioni di conciliazione e raccolta fondi, ha reso accessibili varie strutture interne al Parco, di cui l’ultima utilizzabile, sotto particolari condizioni, come foresteria, nell’ottica di dare la possibilità di vivere più giornate immersi nella natura.
Le attività all’interno del parco sono numerose, dalle camminate guidate alla scoperta della vegetazione e degli animali del parco, a quelle didattiche dedicate a diverse fasce di età dei bambini; dalla attività sportiva singola e di gruppo, in particolare nordic walking e running, alle merende organizzate con prodotti biodinamici; dagli orti sociali alle conferenze sul paesaggio.
Il nostro progetto mette a sistema le iniziative singole delle realtà associative e non ancora coordinate all’interno del Parco, promuovendole in maniera importante sia per l’Amministrazione Comunale, sia per le associazioni stesse e per i cittadini. La messa a sistema porterà ad una lettura del parco qualitativamente più alta ed approfondita sulla trasversalità delle informazioni che singolarmente si possono ora acquisire seguendo le attività singole.
L’intento è inoltre quello già esplicitato di creare sistemi multimediali (e-book) capaci di fungere da vera e propria “guida del territorio” e non ultimo quello di canalizzare le necessità di raccolta fondi per dotare il parco di manutenzione e servizi necessari alla sua conservazione.
3) Nel progetto scrivete che «Il Parco della Chiusa rappresenta già oggi una realtà speciale a livello provinciale che, con innumerevoli iniziative di coesione, mette assieme cittadini, associazioni e istituzioni» e che ruolo ha il parco della Chiusa, o parco Talòn, a livello provinciale e per gli abitanti di Casalecchio?
Il Parco è diventato una realtà importante, a livello di città metropolitana, da un punto di vista ambientale, per la biodiversità che vi si trova, e perché collocato lungo la dorsale collinare sinistra Reno, colloquiando e costituendo un unicum con la aree collinari site nei comuni di Bologna, da un lato e Sasso Marconi dall’altro.
Nato nel Seicento come parco di campagna della nobile famiglia Sampieri Talòn, era utilizzato come luogo di ritrovo per i letterati e la nobiltà cittadina durante la stagione estiva, ma anche come presidio per l’attività agricola dei terreni circostanti di proprietà della famiglia. Dal 1975 il parco è di proprietà comunale ed è stato aperto al pubblico, e anche se il tempo e la storia hanno inciso pesantemente, è ancora possibile immaginare gli antichi fasti nobiliari. Attualmente costituisce un inestimabile patrimonio pubblico, meta ogni giorno di centinaia di cittadini, con evidenze storiche e naturalistiche di grande valore. Dal 2014 diventa parte integrante delle zone naturali nazionali protette, “cuore” del sistema dei parchi collinari “Colline di San Luca”.
*Foto di miriamPT84, Parco della Chiusa di Casalecchio
Il parco della Chiusa, per gli abitanti di Casalecchio tuttora Parco Talòn, è legato ad una forte identità storica ed architettonica, rappresenta la memoria della seconda guerra mondiale, poiché fu sede di un comando tedesco, e luogo di rifugi antiaerei. Il bombardamento che ha distrutto la villa Sampieri Talòn, pochi giorni prima della liberazione, rappresenta per i Casalecchiesi ancora una ferita.
Il parco è inoltre il luogo per attività ludico-sportive e di socializzazione e si distingue dai parchi urbani di Casalecchio per le sue dimensioni che ne fanno un grande polmone verde da cui poter godere del paesaggio collinare a sinistra e a destra del Fiume Reno: in pochi passi a piedi o in bicicletta ci si immerge in una realtà lontana dalla dimensione urbana e si raggiunge velocemente il paesaggio collinare o l’ambiente fluviale in libertà di movimento
4) La continuità annuale degli eventi delle Quattrostagioni nel parco vuole forse contrapporsi agli schemi classici di turismo, dove prevale la contrapposizione tra routine e vacanza e tra le stagioni deputate alle pratiche turistiche e quelle destinate al lavoro? In altre parole, qual è la nozione di “turismo” che emerge dal vostro progetto? Si discosta molto dalla tradizionale concezione delle pratiche vacanziere in cui prevale l’aspetto “passivo” del turista che fruisce dei luoghi come uno spettatore senza entrare a davvero a contatto con ciò che vede?
Il progetto vuole superare gli schemi classici di turismo nei quali il periodo “vacanza” si contrappone al periodo “lavoro”. La vacanza non è più soltanto un momento più o meno lungo che interrompe il lavoro, ma un intervallo della “mente” che cambiando il tipo di impegno riposa il corpo e la psiche. Dal nostro progetto emerge un turismo che non richiede impegno economico ed è quindi profondamente democratico. Attraverso l’interattività coinvolge qualsiasi tipo di utente in una frequentazione responsabile ed attiva del luogo.
5) Cosa intendete quando dite «La sostenibilità economica del progetto è intrinseca al progetto stesso? L’intento è di ottimizzare e di potenziare le risorse già presenti, affinché diventino motore per l’autofinanziamento delle diverse iniziative»
Il Progetto, mettendo in evidenza i diversi livelli di lettura e di uso di ciò che già esiste nel paesaggio, permetterà di utilizzare le attività consolidate e di nuova realizzazione come occasioni da proporre ai cittadini e agli sponsor, per finanziare la continuità degli eventi del progetto messi a sistema con le altre iniziative esistenti nel parco e la tutela del parco stesso. (Gli eventi coinvolgono professionalità diverse che si avvarranno degli elementi naturali del parco per creare le loro performance.)
Il nome del festival IT.A.CÀ ci è stato di ispirazione: essere a casa ed essere turisti di ciò che possediamo significa concepire il proprio territorio come una parte di casa; estendere questo concetto porta anche ad un ritorno economico dell’operazione di promozione, perché sentirsi parte di una realtà significa anche prendersene cura e finanziarne la salvaguardia. Saranno quindi attuati campagne di crowdfunding che speriamo corrispondano alla responsabilizzazione che questa nuova forma di turismo porterà ai cittadini.
Ringraziamo per la gentile concessione il gruppo di architetti dell’associazione AIAPP per l’intervista a questo interessante progetto di valorizzazione del territorio bolognese attraverso il Turismo Responsabile. A prestissimo con le prossime interviste agli altri vincitori del Premio Turismo Responsabile 2014: buon inizio settimana…
La foto in primis nella presentazione è di http://altrevie.blogspot.it/
Segreteria organizzativa
Premio Turismo Responsabile 2014
Simona Zedda
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