Metti un week end in Val d’Aosta. Ma non quella da immaginario patinato riflesso sulle vetrine con griffes, dove ti tocca prenotare con troppo anticipo per poi ritrovarti in coda per il noleggio dell’attrezzatura, e un’altra coda per lo skylift, e un’altra ancora per il panino ad alta quota.
Un’altra Val d’Aosta esiste. E noi l’abbiamo sperimentata in un week end di fine gennaio. Perchè andarci “fuori stagione” ha il suo fascino e i suoi vantaggi, tanto più se dall’A5 esci ad Aosta Est, risali la strada silente che ti conduce in Valpelline e ti affidi all’ospitalità dei suoi abitanti. Persone calorose e sincere, che amano la terra natia nella sua beltà e ne salvaguardano le tradizioni.
Noi l’abbiamo scoperta attraverso una guida d’eccezione, qual’è Daniele, che dopo 10 anni trascorsi a dirigere le piste del turismo di massa ha scelto di promuovere la montagna slow. La sua montagna. Presidente dell’associazione Naturavalp, è riuscito a creare una rete di operatori che, come lui, si adoperano per difendere tradizioni, sapori e un ambiente incontaminato.
Abbiamo alloggiato la prima notte a Bionaz, a quota 1600m, presso la Maison Constance, dove la sorridente Loredana ha recuperato il vecchio stabile di famiglia ricavandoci un incantevole B&B affacciato sul lago Lexert, da cui si diramano 5 km di pista nazionale di biathlon (era in arrivo la nazionale francese per gli allenamenti in vista delle olimpiadi di Sochi). La ricca colazione di Loredana ti offre l’energia giusta per affrontare la ciaspolata lungo il sentiero direzione Berrer, alpeggio a 2.100m, dove si gode di una vista a 360°.
Qui ci siamo arrivati in appena due ore, seguendo il passo celere di Daniele e Patrizio (che da 20 anni gestisce, insieme alla sua famiglia, il rifugio “Prarayer”, animato dai loro racconti legati allo spirito del luogo: le vecchie storie sulla costruzione della diga che forma il lago di Place-Moulin, i contrabbandi di un tempo, misteri e disincanti delle vette alpine.
Impareggiabile la zuppa alla valpellinese, con seguito di formaggi stagionati, mocetta, lardo, sanguinaccio, castagne, noci e marmellata, presso il ristorante Lac Lexert gestito dalla stoica Nadine. D’obbligo la visita alla bottega di Marcel, artigiano del legno capace di dare vita agli gnomi nascosti nei tronchi di noce.
Dopo tanta beltà non avremmo immaginato che ad accoglierci presso l’hotel Le Lievre Amoureux ci fossero sauna, bagno turco, idromassaggio e letto di fieno. Un’altra notte scorre lieta e la domenica è un piacere godere ancora un pò del paesaggio innevato prima della visita al centro di Aosta, per scoprirne le vestigia romane e la spiritualità nascosta nel Chiostro di Sant’Orso.
Come ogni viaggio perfetto, ci aspetta la via del ritorno. Meno di 48 ore trascorse in questi luoghi che distano appena 180 km da Milano. Eppure, nel cuore ci portiamo la scoperta di un altro mondo.
Buone ciaspolate a tutti/e…
Blog IT.A.CÀ
Pierluigi Musarò & Valentina Iadarola
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