FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta

Cari amici di IT.A.CA’, siamo salpati e ci troviamo in pieno festival che si sta svolgendo proprio in queste giornate. Naturalmente le nostre attività on-line, soprattutto per chi ci segue da lontano, non si fermano assolutamente! Oggi per l’intervista degli studenti del Corso di Alta Formazione in Marketing e Comunicazione dei Consumi Sostenibili, promosso da Ces.Co.Com, Università di Bologna, continuiamo a parlare della nostra amica a due ruote con Michele Mutterle, segretario organizzativo della ONLUS Federazione Italiana Amici della Bicicletta.

La FIAB è un’organizzazione ambientalista la cui finalità principale è la diffusione della bicicletta quale mezzo di trasporto ecologico, in un quadro di riqualificazione dell’ambiente (urbano ed extraurbano). In anni di attivismo è cresciuta divenendo un punto di riferimento su territorio nazionale, riunisce oltre 130 associazioni autonome locali che propongono attività biciclettanti cittadine, escursionistiche ma sempre incentrate sulla diffusione di una forma di turismo particolarmente rispettosa dell’ambiente.

1. La bici può essere considerato il mezzo per antonomasia del turismo responsabile?

La Bici è sicuramente il mezzo che più di ogni altro ti permette di conoscere il territorio e la popolazione del paese che si sta attraversando. Si è abbastanza lenti per avere la possibilità di notare ogni singolo fiore lungo il percorso, ogni edificio, sentire gli odori. Si possono guardare negli occhi le persone che si trovano lungo la tua via e scambiarsi qualche sorriso. Capita spesso, perchè chi viaggia in bici ispira simpatia: non fa rumore, non lascia segni del suo passaggio ed è visto come una persona che vive il territorio con rispetto e curiosità. Allo stesso tempo si è abbastanza veloci per scoprire un paesaggio nuovo dopo ogni curva. In una giornata si possono percorrere agevolmente 60 – 80 km. Pensate in un raggio di 50 km quante e quali bellezze si possono trovare in Italia, ma anche all’estero. In bici, se si tengono gli occhi bene aperti, non sfugge nulla.

2. Come è cambiata negli anni la figura della nostra amica bicicletta?

Ho cominciato a fare cicloturismo in Europa alla fine degli anni ’80. Per l’Italia ero ancora un pioniere, ma già all’estero esistevano importanti percorsi cicloturistici utilizzati da persone di tutte le età e di tutti i ceti. In Italia sconfinavano solo pochi temerari, giovani coraggiosi che pedalavano lungo le statali e dormivano piantando tende di straforo nelle aree di servizio, cucinando patate sui fornellini da campo. Ora questa categoria non esiste più. Il cicloturismo è diventato più organizzato, si possono scaricare mappe dettagliate ed esistono decine di agenzie che prenotano per te l’albergo della tappa successiva e ti portano i bagagli da un albergo all’altro. Anche gli italiani stanno scoprendo i vantaggi del viaggio in bicicletta però siamo ancora lontani dalle medie del nord Europa. Ad esempio sono 5 milioni i tedeschi che ogni anno fanno un viaggio in bicicletta dormendo fuori almeno una notte.

3. Si può parlare di turismo responsabile riferito ai vostri tour?

Chi viaggia con la bici, anche in gruppo, ha un impatto molto diverso rispetto a chi si muove in auto. Data la velocità limitata e lo scarso bagaglio che necessariamente ognuno può portarsi appresso, si utilizzano i servizi che il territorio via via propone, parcellizzando i benefici economici dovuti ai pagamenti dei servizi diffondendoli in aree meno battute dal turismo di massa. Inoltre i Biciviaggi FIAB hanno sempre un aspetto quasi di educational. Una o due volte in ogni tour andiamo ad incontrare le nostre associazioni “gemelle” e degli amministratori e ci facciamo spiegare cosa si sta facendo da loro per la ciclabilità. Quando si va all’estero, lo scopo di far crescere nei partecipanti il “livello del desiderio” della ciclabilità. Cioè, chiedersi: se lo hanno fatto lì e hanno ottenuto questi risultati, perché non possiamo fare lo stesso da noi? 

4. Quale viaggio in bicicletta consigliereste ai nostri lettori?

Se non si ha esperenza di cicloturismo si può certamente cominciare dalle grandi direttrici cicloturistiche europee, utili per comprendere i propri limiti e assaporare i vantaggi che il cicloturismo regala a chi lo pratica. In genere la prima volta ci sorprendiamo di quanto facile è pedalare per giornate intere e vivere l’esperienza di un vero “viaggio” attraverso i territori e la storia. Quando abbiamo compreso che questa forma di viaggio è adatta a noi, a quel punto non ci sono più limiti. Ognuno può pensare a quale posto vorrebbe visitare e poi immaginare di visitarlo in bicicletta, prendendosi il tempo necessario e preparandolo per bene ricercando le informazioni e gli itinerari. Personalmente penso che la preparazione di un viaggio in cui si dovrà far ricorso esculsivamente sulle proprie forze e decisioni, sia altrettanto emozionante che il viaggio stesso, per cui la raccolta e lo studio di tutto quanto ci può essere utile è un aspetto cruciale per la buona riuscita di un viaggio in bicicletta.

5. In Italia esiste una coscienza politica/sociale sul ruolo della bicicletta come nei paesi del nord europa? piste ciclabili, cultura della bicicletta, concetto di movimento dolce ecc….

Come ho già detto, in Europa il cicloturismo è una realtà concreta e economicamente importante da oltre vent’anni. In Italia si sta muovendo qualcosa, lungo alcune infrastrutture che sono state realizzate negli ultimi anni e che stanno portando i primi risultati. Ad esempio lungo l’Adige, in Val Venosta, sulla ciclopista della Valsugana, o lungo il Mincio, ma non ci sono ancora infrastrutture che permettono come in Germania o in Austria, di pedalare per una settimana o più lungo percorsi protetti. Purtroppo il grave problema italiano è che manca un riferimento nazionale e una regia che possa valorizzare le potenzialità che l’Italia ha nel campo del cicloturismo. La FIAB con la sua proposta di rete Bicitalia cerca di far comprendere l’importanza di una rete nazionale, omogenea per caratteristiche e segnaletica. Ma purtroppo finora ogni decisione sulle infrastrutture è stata presa da singole amministrazioni, comunali, provinciali o talvolta anche regionali, ma che sono insufficenti per una visione del cicloturismo come risorsa per l’intero paese. E’ a questo a cui la FIAB sta lavorando da oltre vent’anni.

Blog IT.A.CÀ
Gli studenti del CAF 

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