Oggi per la nostra rubrica abbiamo intervistato un caro amico: Roberto Dati di Retour, rete per il Turismo Responsabile.
Retour, rete per il turismo responsabile significa “ritorno”, una fase di grande importanza per un viaggiatore che non è solo protagonista di un’esperienza fine a sé stessa, ma che al contrario è interessato a mantenere rapporti autentici di scambio, conoscenza e solidarietà con le comunità locali dei luoghi visitati, rapporti che perdurano nel tempo, al di là della durata della sua vacanza.
I soci fondatori di Retour sono venti, alcuni a titolo individuale, altri in qualità di esponenti di altre associazioni e organizzazioni non governative, accomunati dalla volontà di promuovere il turismo responsabile, in una fase storica caratterizzata da libertà e facilità (apparentemente illimitate) sia di spostarsi che di conoscere il mondo. Nasce nel 2005 ed è socio di AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile); sostiene gli sforzi per la divulgazione di questa modalità di viaggio sia a livello nazionale che internazionale. Retour ha inoltre messo a punto un’originale formula di viaggio che mette a disposizione degli associati esperienza e una serie di contatti per viaggiare in Africa, Asia, America Latina ed Europa. Da noi di retour, Vengono organizzati incontri conoscitivi e viene fornito un dossier di viaggio contenente tutte le informazioni necessarie per iniziare il proprio viaggio al meglio: assicurazione, profilassi e vaccinazioni, norme igieniche, condizioni climatiche, notizie aggiornate sul Paese scelto, indirizzi consigliati, costi e condizioni dei servizi da utilizzare sul posto, contatti locali nonché gli itinerari consigliati per incontrare le comunità locali, visitare luoghi d’interesse naturalistico e culturale, conoscere i progetti realizzati in loco dalle organizzazioni di solidarietà sia italiane che dei Paesi visitati.
1. Secondo te c’è differenza tra turista e viaggiatore? In che consiste?
Nella nostra epoca, superinformatizzata e ipercinetica, la distinzione tra turista e viaggiatore ha sempre meno senso. Più che altro mi sembra ormai buona come slogan pubblicitario per chi voglia spacciare l’esperienza che, a vario titolo, agenzie di viaggi, scrittori, autori di reportage, vendono. Quella del Viaggiatore con la V maiuscola è una figura tramontata almeno dai tempi dell’hippy trails verso gli ashram indiani, quando cioè vi era in giro per il mondo ancora qualcosa di non visto, non sperimentato. Quando giravano per il mondo personaggi incuranti delle convenzioni e delle costrizioni sociali che impedivano di mettersi uno zaino in spalla (a proposito, alzi la mano chi non l’ha abbandonato per un più comodo trolley…) e partire senza biglietto di ritorno. Quindi, trovo più onesto distinguere un buon turista da uno cattivo, e lo stesso vale per chi preferisce comunque chiamarsi viaggiatore.
2. Cosa significa, per te, viaggiare responsabile?
Tante cose… forse la più importante, quella che riassume i vari modi di fare Turismo Responsabile, è viaggiare tenendo tutti i sensi aperti. Predisporsi a comprendere il più possibile ciò che avremo intorno quando saremo là. A ben vedere, si tratta di una regola di vita generale! “La responsabilità che auspichiamo ciascuno metta nel viaggiare dovrebbe essere la stessa che ispira il nostro stile di vita”. Nel nostro specifico ambito, viaggiare in modo responsabile significa attribuire al turismo il valore di un’esperienza al tempo stesso formativa per sé stessi e rilevante per altri soggetti, in primis la comunità locale ospitante. Di conseguenza, oltre a minimizzare gli impatti del nostro soggiorno, è bene scegliere, tra i fornitori di servizi, quelli più intimamente connessi al tessuto sociale ed economico locale, che più diano garanzie circa la ricaduta della loro attività a beneficio della collettività di riferimento.
3. Come può il turismo responsabile contribuire allo sviluppo economico e sociale di un territorio?
La scommessa del Turismo Responsabile è di ampliare il più possibile la sfera dei beneficiari diretti delle attività turistiche mantenendo fermi i principi adottati come proprio manifesto. A tal fine, uno degli aspetti cruciali è la presenza e il ruolo giocato da attori locali che perseguano gli obiettivi di un turismo realizzato secondo criteri di giustizia sociale ed economica: gli operatori del Turismo Responsabile dovrebbero incrementare gli sforzi, sia in modo diretto, sia interloquendo con i decisori pubblici e privati, per far sì che le comunità locali interessate esprimano personale in grado gestire in via diretta il turismo sul proprio territorio, utilizzando parte dei proventi turistici (ad esempio, riservando loro una quota del gettito fiscale derivante dal turismo in loco).
4. Come dovrebbe essere utilizzata la creatività per promuovere il turismo responsabile in piccole comunità, città o grandi metropoli?
La via migliore è il coinvolgimento esperienziale diretto dei possibili viaggiatori responsabili, attraverso l’organizzazione di eventi in grado di suscitare interesse per le varie destinazioni, cercando partner insoliti. Un esempio che mi viene in mente è quello di una gelateria di Roma la cui titolare è molto sensibile a tematiche sociali in genere: ecco un luogo che non è immediatamente associato al concetto di responsabilità ma che può trasformarsi in un veicolo formidabile di contenuti. Altro esempio è quello, messo in pratica proprio in questo periodo da un socio AITR, dell’utilizzo delle stazioni ferroviarie abbandonate, che possono essere convertite, tramite convenzioni ad hoc con le FS, in luoghi di promozione per un turismo dolce.
5. Daresti un consiglio ai viaggiatori che ci stanno leggendo su come prepararsi al meglio per affrontare il viaggio?
Ma frequentando di più il fantastico mondo di AITR, ovviamente! A parte gli scherzi, la cosa migliore è prendere contatto con chi, in Italia o comunque nei paesi di partenza, possiede un bagaglio di conoscenze e di relazioni con le comunità di destinazione. Naturalmente, bisogna essere disposti, in cambio, ad impegnarsi a favore o dell’organizzazione contattata o delle comunità visitate .
“Quel bagaglio è prezioso, e per poterlo condividere bisogna sapersi mettersi in gioco!”
La canzone che ho scelto per iniziare il mio viaggio è Gracias a la vida, Violeta Parra (versione di Joan Baez)
Cambogia, tra le apsara di Angkor Wat
Rubrica “In viaggio verso IT.A.CÀ”
Angela Pizzi
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