“Come paese solidale che sappia aver cura dei soggetti più deboli, garantendoli dal timore della malattia e dell’isolamento, che sappia accogliere chi arriva in Italia per cercare protezione da profugo o lavoro da immigrato e offrendo l’apporto di nuove risorse umane per il nostro sviluppo. Paese, quindi, l’Italia, da far crescere aperto e inclusivo: già un anno fa, avevamo 420 mila minori extracomunitari nati in Italia – è concepibile che, dopo essere cresciuti ed essersi formati qui, restino stranieri in Italia? E’ concepibile che profughi cui è stato riconosciuto l’asilo vengano abbandonati nelle condizioni che un grande giornale internazionale ha giorni fa – amaramente per noi – documentato e denunciato?” (Napolitano)
Oggi per il blog di IT.A.CÀ vogliamo raccontarvi un’iniziativa nata nel 2010 a Torino, Mygrantour, una forma di turismo responsabile a km 0. Mygrantour propone delle passeggiate per riscoprire i quartieri multietnici di varie città italiane accompagnati da mediatori culturali originari di Senegal, Marocco, Perù, Cina, Romania e altri paesi.
L’idea, nata dal tour operator Viaggi Solidali in collaborazione con le ong ACRA e Oxfam Italia, comprende oltre a Torino anche Roma, Milano, Genova e Firenze. In queste città, da Porta Palazzo e San Salvario di Torino al quartiere Esquilino di Roma passando per via Padova di Milano, si è dimostrato come l’intercultura possa essere una grande occasione di turismo responsabile e sostenibile. “L’obiettivo” – spiega Enrico Marletto, presidente della cooperativa Viaggi solidali – “è rendere i migranti, originari di vari Paesi nel mondo ma cittadini italiani, i protagonisti nello sviluppo del turismo responsabile, investendo sulla loro capacità di fare da ponte tra due culture.”
Nel 2010 si è tenuto a Torino il primo corso per accompagnatori culturali organizzato grazie al sostegno del programma IFAD “Agrodiversità, culture e sviluppo locale“, esperienza estesa poi ad altre città, per formare delle guide che introducano a cittadini italiani ed europei di vecchia e nuova generazione la cultura, la gastronomia e le tradizioni delle proprie comunità di origine.
Aspetto importante del tour è la volontà di far conoscere la storia di questi quartieri e delle migrazioni che nel corso degli anni si sono succedute creando veri e propri “melting pot” nelle nostre città. Basti pensare che attorno a Porta Palazzo a Torino si parlano oltre 60 lingue ed è possibile, volendo, fare a piedi il “giro del mondo in un giorno”!
E’ grazie a progetti come questo che si può contribuire a recuperare una cultura della condivisione degli spazi pubblici cercando anche di rispondere alle domande di fine anno di Napolitano.
Redazione Blog IT.A.CÀ
Francesco Marmo
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