IT.A.CÀ chiude questo meraviglioso 2012 con l’intervista all’Associazione Millenuvole, composta da un gruppo di amici che si occupano di progettazione e formazione: raggiungono vari gruppi e tipologie di utenti per sviluppare, valorizzare e affermare le proprie abilità.
La salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio naturale, paesaggistico, storico e umano dell’Italia e dell’Europa, così come delle mete di viaggi e vacanze, è uno dei suoi scopi insieme alla sensibilizzazione verso l’uso delle nuove tecnologie applicate alla comunicazione interpersonale, alla creazione e diffusione di scritti e immagini, nonché allo sviluppo e alla produzione culturale/artistica.
Millenuvole organizza, inoltre, iniziative volte al coinvolgimento, nelle attività dell’associazione, di soggetti solitamente esclusi (bambini, anziani, persone con deficit diversi…).
Secondo voi c’è differenza tra turista e viaggiatore? In che consiste?
La grande differenza che passa fra il viaggio classicamente inteso e le varie forme di turismo, è l’attenzione posta all’esperienza della persona che viaggia. Nel viaggio si pensa all’intimo del viaggiatore, nel turismo si contano i denari che il viaggiatore sposta.
Turismo è un’espressione molto particolare, legata alla corrente visione del mondo e centrata sull’economia ed il consumo di massa, per cui si tende ad applicare la visione commerciale a qualsiasi forma di viaggio.
Dal turismo religioso al turismo sessuale, dall’ecoturismo al turismo responsabile. Che un pellegrinaggio divenga spesso “turismo religioso” è molto significativo: non si tratta di un eufemismo, bensì di un indice, di una visione diffusa che pone al centro, preminenti, gli aspetti economici della vita, e lascia in secondo piano l’esperienza, l’attenzione al lato umano, spirituale, il gusto dell’incontro di persone e cose nuove, l’importanza della compagnia, la finalizzazione individuale, personale, intima, del proprio andare e del proprio tempo. Tutto diviene improvvisamente commerciale, commerciabile, dalle intime esperienze dei singoli si vuole pigiare a forza un succo pecuniario: è questo un approccio mercantile con cui noi non siamo a nostro agio. Pur apprezzando il turismo come un’utile, flessibile e positiva opportunità di lavoro per tutti (ed in quanto lavoro, nobile), come associazione preferiamo concentrarci il più possibile nel sostenere le esperienze personali di coloro con cui entriamo in contatto, scevri da qualsivoglia coinvolgimento economico. Preferiamo quindi i viaggiatori ai turisti.
Cosa significa, per voi, viaggiare responsabile?
Per noi responsabile ha il valore più fondamentale ed ampio: essere in relazione. Ecco quello che intendiamo e che ci interessa. Il più intimo significato dell’essere responsabili è ascoltare e rispondere, quindi accettare, accogliere una relazione, prima di tutto, e poi ricambiare le esperienze. Viaggiare responsabilmente significa quindi per noi andare ad incontrare altre realtà, altre persone, altri luoghi. E’ un incontro, innanzitutto.
Qual è secondo voi il ruolo che la creatività (comunicazione, festival, eventi) può apportare per promuovere il turismo responsabile?
Come abbiamo appena accennato, turismo responsabile è prima di tutto presenza attenta e ascolto; ne discende che qualsiasi attività atta a sviluppare sensibilità, senso critico e curiosità umana può essere intesa come valida promozione al turismo responsabile. Noi come associazione sottolineiamo sopratutto il valore della cultura, intesa nel modo più semplice, quale partecipazione e comprensione di quanto ci circonda. Il turismo è una questione di cultura; non dovrebbe essere, come troppo spesso si intravede, solo un nuovo modo per vendere.
Qual è il contributo che il turismo può apportare allo sviluppo di un territorio?
Il turismo, ovviamente, porta denari. Su questo non ci sono dubbi. Il punto è che non sempre questi denari vengono impiegati per migliorare il territorio, per far crescere le economie locali, a volte nemmeno per mantenere le condizioni ambientali, architettoniche ed infrastrutturali che hanno alimentato il turismo presente. Si vedono così, ad esempio, meravigliose riserve naturali lasciate al degrado dell’invasione turistica, oppure preziosi paesini antichi scempiati nel nome di un’accoglienza turistica sempre crescente.
Il turismo responsabile, in particolare, focalizzando l’attenzione sulla conoscenza dei luoghi e delle culture locali, può divenire sempre più un motore di sviluppo cosciente, un incentivo perché le realtà economiche ed istituzionali presenti nel territorio si interroghino sull’opportunità di conservare le proprie radici, la storia, le tradizioni e le tante ricchezze che caratterizzano il luogo.
Cosa faresti se foste l’assessore al turismo della vostra città?
In linea ideale, come già in parte spiegato sopra, è fondamentale il recupero della cultura, il mantenimento dei luoghi, la promozione delle tradizioni e, non ultimo, di concerto con gli altri organismi istituzionali, il sostegno delle attività economiche locali.
Abbiamo ritrovato, esposto al Museo della Carta di Fabriano, un mezzo che già ovviamente conosciamo: la bicicletta dello stracciarolo.
La bicicletta ha preso nel tempo ed a seconda dei casi, mille forme. La bici del panettiere, quella dell’arrotino, del postino, del bersagliere… È un mezzo di trasporto meraviglioso, utile nel lavoro, nel tempo libero, nella vita domestica e quotidiana. Abbiamo visto quelle due ruote e subito è scattato un click! Non una foto per sé bella, ma il segno, per noi che ci crediamo, di una sintonia con il passato, un legame che sentiamo forte con il presente e la traccia di un cammino percorribile per il futuro nostro e dei nostri figli.
Rubrica – In viaggio verso IT.A.CÀ
Angela Pizzi
Complimenti, questo post ha davvero stimolato il mio interesse.